Lettere in redazione
Un segno di speranza per i carcerati
Vorrei che la stessa attesa e la stessa speranza pervadessero tutta la Chiesa, che ogni credente sentisse l’urgenza della riconciliazione e dell’accoglienza, anche nei confronti di persone che hanno sbagliato. Se così non fosse il senso della visita del cardinal Martino dovrebbe necessariamente essere ridimensionato, ed anzi, la Chiesa avrebbe la responsabilità di offrire vane illusioni. In Italia, ed anche in Toscana, da quaranta anni è presente un organismo, il Seac, formato da gruppi di volontariato penitenziario di ispirazione cristiana. Il suo stile è quello della gratuità e della ferialità: ascolto, accompagnamento dei detenuti nel corso dell’esecuzione penale, aiuto a cercare prospettive di reinserimento, sostegno delle famiglie… E poi formazione, perché il carcere non ha bisogno di interventi estemporanei, ma di precise competenze.