Lettere in redazione

Libano e Iraq, due pesi e due misure

Adesso che la sinistra è al governo i nostri soldati sono partiti per una missione di pace in Libano e con compiti che non sono neanche troppo chiari (chi disarmerà le milizie Hezbollah?). Però se ci fosse ancora al governo Berlusconi, scenderebbero in piazza con le bandiere della pace per protestare, come hanno fatto per l’Iraq e per l’Afghanistan. Eppure anche in quel caso i nostri militari sono partiti per delle missioni Onu e per portare la pace non per fare la guerra. Insomma, mi sembra che si usino due pesi e due misure.Lettera firmata Il discorso potrebbe anche essere rovesciato. A parte l’Udc, che sulla missione in Libano ha sempre mantenuto una posizione chiara e responsabile, non mi sembra che l’atteggiamento della Cdl (staremo a vedere come voterà…) sia coerente con quanto ha fatto nei cinque anni precedenti.Non è neanche possibile mettere sullo stesso piano gli interventi dei militari italiani in Libano (come interposizione tra forze in guerra) con quelli in Afghanistan (assistenza armata all’Autorità locale, insediatasi dopo la cacciata dei Talebani) o in Iraq (stabilizzazione dopo la guerra portata dalla coalizione anglo-americana). Tutte missioni «legittime», ben inteso, avallate da risoluzioni Onu, ma con finalità ben diverse. Non possiamo infatti dimenticare che quella in Iraq nasce da una guerra (alla quale non abbiamo partecipato) sulla cui opportunità oggi avanza gravi dubbi anche la Commissione dei servizi segreti del Senato americano, che in un rapporto, ancora in parte riservato, smentisce tutte le motivazioni addotte da Bush, riconoscendo che Saddam Hussein non aveva legami con al-Qaeda e che non era in possesso di armi di distruzione di massa. E a oltre tre anni da quell’intervento, il mondo non è più sicuro, né quell’area stabilizzata. Devo però riconoscere che se fosse stato Berlusconi a inviare i nostri militari in Libano – e non ho dubbi che lo avrebbe fatto – con molta facilità gran parte della sinistra antagonista sarebbe scesa nelle piazze per protestare.Claudio Turrini