Si fa un gran parlare di effetto serra e quindi del possibile cambiamento della temperatura del nostro pianeta terra, dovuta al comportamento scorretto di noi viventi verso la natura. E se fosse una bufala, che non tiene conto dei corsi e ricorsi storici e climatici? Leggo che 30 mila anni fa il Sahara era coperto di vegetazione e le sue montagne piene di foreste. Non solo: noi valdarnesi non dovremmo andare molto lontano, basta guardare e osservare il bacino lignitifero di Castelnuovo dei Sabbioni e il Museo Paleontologico di Montevarchi e scopriremmo come era il nostro territorio migliaia di anni fa. Chi ha prodotto quei cambiamenti? Quale effetto serra di allora? Personalmente non riesco a capirci molto e con me tante persone con cui ne parlo.Ezzelino SalviniMontevarchi (Ar)Parlare di «effetto serra» è un’imprecisione, dovuta a noi giornalisti. In sé non è un fenomeno negativo, ma anzi è ciò che ha reso possibile la vita sulla terra. Più esattamente dovremmo perciò parlare di modificazioni all’«effetto serra». A questo proposito è vero che la temperatura media globale del pianeta è aumentata nel corso dell’ultimo secolo di 0,6 gradi centigradi, ma nessuno può dimostrare che sia stato solo a causa delle attività umane e, soprattutto, che questo renda probabili scenari apocalittici da qui a qualche decina d’anni (con scioglimento delle calotte polari, innalzamento degli oceani, desertificazione di ampie aree…). Il meteorologo Richard S. Lindzen, del Massachusetts Institute of Technology di Boston, sostiene, ad esempio, che le attività dell’uomo contribuiscono solo per l’1,5% nella produzione di CO2, mentre tutto il resto deriva principalmente dalla radiazione solare e dall’attività vulcanica. Pensi che l’eruzione di un grande vulcano può rilasciare nell’atmosfera circa 17 miliardi di tonnellate di biossido di carbonio, 3,5 miliardi di t. di zolfo e 28 miliardi di t. di gas alogeni, cioè rispettivamente 2,5, 30 e 100 volte le quantità annuali prodotte dalle attività umane. Dei meccanismi del clima si conosce ancora molto poco e tutti i modelli di previsione a lunga scadenza si rivelano ancora inaffidabili. E non conosciamo neanche le capacità di adattamento del sistema climatico che nel corso della vita del pianeta come lei giustamente osservava ha subito grandi cambiamenti certamente non imputabili all’uomo. Questo non vuol dire che non sia opportuno un atteggiamento responsabile nei confronti dell’ambiente, ma diffidiamo di ogni allarmismo eccessivo. E ricordiamoci che alcuni di quegli esperti che oggi lanciano allarmi sui mari che si innalzano fino a sommergerci, appena trent’anni fa sostenevano l’esatto contrario, cioè che l’inquinamento umano stava provocando una nuova glaciazione. A questo proposito le consiglio la lettura di un interessante saggio di due giornalisti, Riccardo Cascioli e Antonio Gaspari, pubblicato da Piemme («Le bugie degli ambientalisti. I falsi allarmismi dei movimenti ecologisti», 2006, 12,90 euro).