dal n. 12 del 25 marzo 2007Sono un’insegnante che vi supplica di fare qualcosa per l’invasione barbara dei genitori nella scuola e la mancanza di disciplina da parte degli alunni. Dalla scuola di Gentile o comunque degli anni ’60 dove si davano le bacchettate sulle dita (legali) agli alunni siamo arrivati all’opposto: oggi gli alunni o i genitori possono bastonare e umiliare i docenti a loro gusto e piacimento. A parte il caso unico e irripetibile della maestra che ha tagliato la lingua ad un bambino, la situazione è questa. Oggi non si puo più rimproverare un alunno o un’alunna, non si possono dare insufficienze e non si può più bocciare nessuno perché dopo si viene umiliati nei peggiori dei modi fino arrivare alla bastonatura come in questi giorni si è visto . Occorre riportare un pizzico di «fascismo» nella scuola, più rispetto per i docenti e prendere le distanze necessarie dai genitori, che devono essere al servizio della scuola e non i padroni di essa. Gli alunni fino alle medie dovrebbero avere tutti il grembiule per tutti e le ginocchia allineate quando entra il prof!Ivana B.C’è del vero in quel che scrive questa insegnante, anche se espresso piuttosto male. Chi vive nella scuola sa che oggi le famiglie non sono più nella gran parte dei casi un «alleato» su cui poter contare nell’azione educativa, ma un «nemico», sempre pronto a scendere sul piede di guerra, per difendere la propria «creatura» anche quando non mette alcun impegno nello studio o, peggio ancora, ha atteggiamenti da «bullo». Ma non è con il «pizzico di fascismo» che si possono risolvere questi problemi, che oltretutto investono la società nel suo insieme. E anche gli insegnanti dispiace dirlo hanno le loro colpe. In tanti si sono adagiati a fare il minimo indispensabile o preferiscono far finta di non vedere quel che avviene in classe per non avere noie. Che credibilità, allora, possono avere? Al contrario, quando un insegnante si fa valere con il suo impegno, la sua serietà professionale, la sua disponibilità ad un dialogo corretto con gli studenti, conquista anche il rispetto dei suoi alunni.Claudio Turrini(dal n. 12 del 25 marzo 2007)