Lettere in redazione
Mia figlia plagiata dal «guaritore»
Mia figlia si è poi laureata brillantemente e pensavamo che avesse davanti a sé un bel futuro. I nostri rapporti erano rari, nel senso che veniva a casa solo qualche volta la domenica ma ci appariva più calma rispetto a qualche tempo prima, fino a che l’anno passato, non ci ha chiesto cifre considerevolissime a distanza di poco tempo l’una dall’altra. Ci siamo allarmati e abbiamo indagato e, come in un crescendo, siamo venuti a conoscere tutta la verità: nostra figlia non solo non aveva smesso di vedere il «falso medico» ma ormai, era completamente plagiata da lui. In conclusione ho perso mia figlia: da sette mesi non la vedo o se la incontro, mi allontana, perché io non sono più la sua mamma. Una vita d’inferno, difficile da descrivere con poche parole.
Quest’uomo non solo dispensava energia ma soprattutto, dispensava consigli: era un «maestro di vita», che lei ed altri come lei, hanno seguito ciecamente. Io definisco questo gruppo, una setta, dove c’è un leader indiscusso, un gruppetto di fedelissimi e tanti adepti, ognuno dei quali aveva il compito di reclutarne altri. Questo signore, grazie ad alcune denunce, oggi è agli arresti domiciliari e credo che si procederà contro di lui, per truffa e per esercizio abusivo della professione medica. Ma per l’aspetto più abusante, cioè la manipolazione mentale non credo che sarà perseguito perché in Italia non esiste una legge che punisce questi reati.
Lettera firmata
Nel febbraio scorso si è tenuta a Prato, promossa dall’Osservatorio nazionale abusi psicologici, una due giorni sul tema «Menti in ostaggio» che ha affrontato il problema dei «culti religiosi abusanti». Si tratta di un fenomeno molto diffuso nella nostra Regione: si calcola infatti che su un totale di circa mille raggruppamenti di questo tipo in Italia 500 si trovino in Toscana. Le matrici a cui si rifanno questi gruppi sono tante: da quelli che si richiamano vagamente ad una dottrina cristiana, ai satanisti, ai diffusissimi santoni, guaritori o guru di ispirazione orientale. A volte non si tratta neppure di gruppi: può trattarsi di un sedicente santone o guaritore che irretisce singole persone. Ma se la tipologia è varia, purtroppo è identico il dramma che coinvolge singoli e famiglie ed è ben espresso in questa lettera che ha il timbro doloroso di chi lo sperimenta sulla propria pelle, si accorge dolorosamente che «ha perso una figlia» e si chiede cosa si può fare. Prima di tutto star vicino alle persone in difficoltà, spesso giovani: «si viene irretiti infatti nei momenti di crisi e circondati interessatamente da un bombardamento d’amore che crea fiducia e dipendenza di cui poi si approfitta vergognosamente».
Ma anche e qui si inserisce il compito dei mezzi di comunicazione informare sull’ampiezza del fenomeno: «i culti abusanti continuano a crescere e diventano sempre più numerosi. In Italia coinvolgono quasi due milioni di persone». E denunciare gli eventuali reati che spesso in questi gruppi vengono commessi e che vanno come ha specificato Francesco Nannucci, dirigente della squadra Mobile di Prato e responsabile della Squadra anti sette dalle truffe, ai reati contro il patrocinio a quelli contro la persona con violenze anche sessuali». Dobbiamo però constatare che denunciare non è sempre facile perché spesso le vittime non collaborano.
È importante però anche come ha dichiarato il vescovo di Prato, Gastone Simoni aiutare concretamente le famiglie, che vivono questa situazione e le persone che vogliono liberarsi da questo giogo, anche con una seria consulenza e assistenza. A questo proposito le Diocesi di Prato, Firenze, Fiesole e Pistoia hanno già da tempo attivato uno sportello, animato da Patrizia Santovecchi, presidente dell’Osservatorio nazionale abusi psicologici (ONAP) e vera esperta delle varie problematiche.