Lettere in redazione
Pedofilia nella Chiesa, quante critiche ipocrite
Nel dibattito sui casi di preti pedofili qualcuno suggerisce alla Chiesa maggior rigore nel valutare i requisiti spirituali, morali, psichici, etc. prima di procedere all’ordinazione sacerdotale di un candidato. Forse abbiamo dimenticato che all’indomani della sua elezione Benedetto XVI emanò un documento dove venivano specificate delle nuove istruzioni per l’ingresso nei seminari tra le quali si raccomandava di tenere in particolare considerazione anche l’orientamento sessuale. Guarda caso coloro che oggi si stracciano le vesti per i casi di pedofilia all’interno della Chiesa sono gli stessi che criticarono ferocemente il Papa per quel documento che secondo loro discriminava le persone.
Un po’ di coerenza per favore!
In effetti ricordo anch’io le critiche di «omofobia» e di «discriminazione sessuale» che Benedetto XVI si attirò nel novembre 2005, firmando il documento della Congregazione per l’educazione cattolica «Istruzione circa i criteri di discernimento vocazionale riguardo alle persone con tendenze omosessuali in vista della loro ammissioni ai seminari» (testo integrale). Ovviamente è bene ripetere che pedofilia e omosessualità sono due cose ben diverse, da non confondere. E giustamente quel documento ribadiva che «il candidato al ministero sacerdotale deve raggiungere la maturità affettiva che lo rende capace di porsi in una corretta relazione con uomini e donne». Se in tutti i seminari e noviziati si fosse sempre valutata questa «maturità affettiva», come certamente si sta cercando di fare oggi, tanti casi di pedofilia sarebbero stati evitati. Almeno all’interno della Chiesa.