Lettere in redazione
L’Italia e la «questione cattolica»
Ma chi ragiona con la propria testa sa che i cattolici sono stati in prima fila nella costruzione dello stato democratico e hanno pagato il prezzo più alto del terrorismo e della violenza mafiosa. Basta pensare a don Puglisi, don Diana, Moro, Bachelet, Ruffilli e tanti altri.
E dobbiamo ringraziare la Chiesa se con le sue «ingerenze» degli anni ’50 ci ha salvato da una feroce dittatura comunista.
E’ purtroppo vero: quasi non passa giorno che non vi sia una valutazione negativa, una messa in rilievo di fatti veri o presunti che riguardano la Chiesa e i suoi ministri. Ora la si accusa di godere di privilegi intollerabili il giornale «La Repubblica» ha intitolato alcuni suoi servizi: «Quanto ci costa la Chiesa» ora di coprire o addirittura di essere la causa di disordini morali e violenze particolarmente odiose.
E alcuni giungono ad affermare, come lei, caro Draper, sottolinea, che «la questione cattolica sarebbe il vero problema che affligge l’Italia». E così per pregiudizio ideologico non si vuol riconoscere il servizio che la Chiesa e i cattolici hanno reso e rendono all’Italia, oltre a quello primario e squisitamente religioso, nell’ambito della cultura, dell’educazione, dell’assistenza ai poveri, ai malati e in generale alla persona. Quest’atteggiamento che ricorda un anticlericalismo che pensavamo superato, ferisce e addolora ma è importante non cadere nella sindrome della cittadella assediata. Alle polemiche bisogna reagire pacatamente sia offrendo, come del resto si fa anche attraverso le pagine del nostro Settimanale, con estrema trasparenza tutti i chiarimenti possibili, per esempio a proposito di alcune esenzioni dal pagamento dell’Ici e dell’uso dell’8 per mille sia condannando, se risultano veri, episodi che per la Chiesa sono e restano «misfatti oggettivamente gravi».
Va detto però che queste polemiche anti-Chiesa non hanno gran presa, anzi in molte persone, anche non credenti, suscitano sono parole di Bagnasco un disgusto crescente.