Lettere in redazione
Cristiani perseguitati, perché nessuno ne parla?
Sulle pagine della Diocesi di Grosseto del numero 35 di Toscanaoggi si esprime preoccupazione per gli indiani che svolgono un lavoro sottopagato. Mi chiedo quante persone siano a conoscenza della persecuzione dei cristiani che da anni avviene in India e Pakistan? È osceno che i quotidiani non ne parlino mai; forse i cristiani dovrebbero fare di più per questi fratelli, che subiscono molte angherie. Gli eventi di questi giorni sono solo la punta di un iceberg. Non è sufficente l’interessamento di «A sua Immagine». Si possono proporre veglie di preghiere, mobilitazione. In un tempo di dialogo tra religioni, perché proprio i cristiani debbono essere perseguitati? So bene che i cristiani non rispondono con la violenza agli attacchi; questo non è un motivo per infierire su di loro.
A quanto sta avvenendo in India, principalmente nello stato dell’Orissa, a partire dalla fine di agosto, abbiamo già dedicato un «primo piano» sul n. 32 di Toscanaoggi del 14 settembre (India, cristiani perseguitati)e sul nostro sito www.toscanaoggi.it continuiamo a seguire quotidianamente le vicende con notizie e commenti. Sempre sul n. 32 del settimanale, in prima pagina, Umberto Folena (Quando nel circo mediatico l’animale vale più dell’uomo), osservava come i grandi media laici si siano commossi per il balenottero Colin o per l’orso bruno di Molveno, mentre una sostanziale indifferenza circonda «le decine di cristiani massacrati perché cristiani nel distretto di Kandhamal», in India. È una delle tante ipocrisie del nostro Occidente. Quando ci sono di mezzo cristiani perseguitati, che siano in Iraq o in Palestina, nelle Filippine o in Egitto, nel Darfur o in India, la parola d’ordine è sempre «minimizzare» fin quasi a censurare i fatti. Magari con la convinzione che in una società sempre più multietnica, parlare di queste cose non è politicamente corretto. O addirittura perché si pensa che, in fin dei conti, questi cristiani i guai se li vanno a cercare da soli, volendo proclamare la loro fede in paesi a larghissima maggioranza musulmani o induisti.