Lettere in redazione

«Che tempo fa», la recensione non convince

Leggo su Toscanaoggi del 19 ottobre una recensione sul programma televisivo «Che tempo fa» sulla quale mi permetto di esprimere la mia opinione. Non sono di sicuro critico televisivo come «Homo Videns» ma, molto più semplicemente, uno dei tanti che la sera si arma di telecomando e sceglie tra un programma ed un altro. Mi è anche capitato di assistere alla trasmissione di Fabio Fazio e, in tutta franchezza, non mi sento di condividere l’entusiasmo dell’autore dell’articolo.

Non mi pare proprio che il conduttore sfugga ad una logica di parte, ampiamente diffusa nel panorama radio-televisivo, come nella stessa carta stampata. A me pare che sia esattamente quel sorriso, cui fa cenno «Homo Videns», usato in forma di espressioni differenti, ad orientare l’opinione del telespettatore.

Se il giudizio su Fazio è certamente condizionato da pareri personali, diverso è quello sui, così apprezzati, «spazi di satira ed ironia» e, in particolare, quello affidato a Luciana Littizzetto.

Ha ascoltato «Homo Videns» il lessico con il quale la signora Littizzetto infarcisce le sue performances? Ricorda le belle caricature che la stessa signora ha confezionato per il cardinale Ruini e Papa Ratzinger? Non mi pare che le sopracitate prestazioni si possano annoverare in quella televisione di qualità che, assieme ad «Homo Videns», mi auguro anch’io.

Fausto VannucciCarrara

Una premessa. La critica televisiva è materia ampiamente opinabile. Non che sia tutto vago e discutibile, ma se è innegabile che Fabio Fazio sappia fare televisione (lo dimostra complessivamente la sua carriera), non è detto che a tutti piaccia quel suo modo di trattare ogni argomento «con un disincantato e bonario sorriso sulle labbra». Io trovo che la «leggerezza» che ne consegue sia un dato positivo, rasserenante, specie se rapportata alle fosche drammatizzazioni e le risse programmate che caratterizzano la maggior parte dei programmi tv. Ma capisco che in qualche caso, possa apparire anche fuori luogo, stucchevole. Sulle incursioni comiche della Littizzetto, ricordo che lo stesso card. Ruini, intervenendo al programma «8 e 1/2» di Giuliano Ferrara, nel gennaio scorso, confidò che ormai anche la sua segretaria lo chiamava «Eminence», come faceva abitualmente la Littizzetto. E alla domanda se l’avesse mai vista, rispose: «No, ma mi dicono sia brava e simpatica». Ruini aveva capito – come del resto i politici della «prima Repubblica» – che essere oggetto di satira, paradossalmente, è meglio che essere ignorati, perché la satira rende quel personaggio molto più «familiare» ai telespettatori.

Claudio Turrini