Lettere in redazione
Alle Europee senza preferenze?
Infine mi domando: il «Centro» nasce o non se ne parla più? Si vuole costruire oppure no uno spazio (tante, troppo volte promesso) per chi non si ritrova in nessuno dei due poli?
E’ difficile non essere d’accordo con lei, caro Cioli. E anche preoccupati. Dopo le elezioni c’era stato un momento in cui anche per la riduzione dei partiti in Parlamento sembrava possibile un’apertura da parte di entrambi gli schieramenti per costruire insieme un’Italia diversa e migliore. Poi però tutto si è guastato. Eppure certe riforme vanno, direi necessariamente, fatte insieme, vedi la riforma della scuola, di cui tanto si parla in questi giorni, non foss’altro per non cambiarla, a ogni mutar di maggioranza.
In ordine alla possibile da molti auspicata formazione di una forza intermedia, l’Unione di Centro, in grado di offrire un’opportunità a chi si sente stretto in questo bipolarismo farzoso, sembra che le cose si stiano muovendo, almeno stando a recenti dichiarazioni di Casini e Pezzotta.
L’altro problema, non certo meno importante, è l’abolizione del voto di preferenza, delegando così ai partiti spesso a un ristretto gruppo di persone la facoltà di scegliere persone «fedeli» che, proprio perché devono loro l’elezione, saranno sempre pronti ad approvare.
Io penso che su questo punto la mobilitazione debba essere massiccia, perché anche tra le forze maggiori serpeggiano malcontenti.
Importante perciò è far sentire la nostra voce, anche attraverso quei gruppi che da tempo si battono per il ripristino in tutte le votazioni del voto di preferenza.