Lettere in redazione
Scuola, riforme condivisibili
Anche con tutta la buona volontà impiegata, più maestri che si alternano in una classe non hanno il tempo necessario per conoscere bene tutti i loro alunni, non possono pertanto conoscere e valutare le loro potenzialità, non possono conoscere i bisogni dei più sfortunati per assisterli, non possono conficcare in terra un palo di sostegno a cui legare quella pianta che minaccia di venire su storta.
E veniamo ora al voto in condotta. Non vedo chi possa, ragionevolmente, opporvisi. I maestri, oltre all’insegnamento, devono collaborare coi genitori nell’educazione dell’alunno. E non può esserci neppure un insegnamento completo senza un’educazione adeguata. Il voto in condotta è pertanto la cartina di tornasole per attestare questo amore rispettoso.
Per quanto riguarda il grembiule per tutti, mi sembra ottima cosa soprattutto per non avvilire gli alunni e le loro famiglie povere che non possono spendere per vestirli come gli altri.
Ormai tutte le componenti politiche e culturali riconoscono che la nostra scuola necessita di una profonda riforma che educhi umanamente e culturalmente i nostri ragazzi perché possano competere con i loro compagni europei e non solo. Ma una riforma, che non proceda per tappe o….per toppe, ha bisogno di largo consenso, cioè di un accordo tra le maggiori forze politiche. È questo il problema. Se ciò non avviene e si procede a colpi di maggioranza e con una serie di no si va poco lontano. Alcuni per esempio Ferrara sul «Foglio» invocano per la scuola una specie di stati generali, che coinvolgano tutte le componenti scolastiche, le forze politiche e la stessa società civile. Il riferimento storico la dice lunga, ma non mi sembra una esagerazione.
Per ora tutto è fermo o quasi e i risultati che si possono raggiungere rischiano, come è già successo, di essere cancellati ad ogni cambio di maggioranza.
Detto questo penso anch’io, caro Marliani, che i provvedimenti, a cui lei fa riferimento, siano dettati dal buon senso e possono essere utili. Prima di tutto non si parla di maestro unico, ma di maestro «prevalente», il che vuol dire che per alcune discipline specifiche, penso all’insegnamento delle lingue straniere, ci sarà un docente a parte. Credo però che per dei bambini di 6-10 anni avere un’unica persona di riferimento sia utile: dà maggior confidenza, abitua a affrontare meglio le difficoltà e al momento opportuno sa dire anche dei no.
Per quanto riguarda l’uso del grembiule noi tutti di una certa età ricordiamo di averlo indossato, magari con relativo fiocco. Non so se e quanto sarà applicato, ma non ci credo troppo. Del resto l’uso dell’uniforme scolastica non è nella nostra tradizione ma in quella anglosassone, dove è molto sentita.
L’aver abolito il voto di condotta fu un grave errore. Il voto di condotta intelligentemente dato e valutato dice ai ragazzi, anche con le eventuali sanzioni, che chi insulta o picchia un compagno magari disabile o danneggia locali scolastici, anche se minorenne, paga pegno, anche sul piano dei risarcimenti economici. Ciò renderebbe più attenti anche i genitori. Questa disposizione può riportare un po’ d’ordine nella scuola, anche se, lo ribadisco, i problemi sono ben altri.