Lettere in redazione
Omofobia, non serve la legge
Caro direttore, ritengo che tanto in parlamento come nell’opinione pubblica la condanna della violenza fisica contro i gay sia unanime. Le leggi attuali sarebbero già sufficienti per difendere tutti i cittadini dalle aggressioni, tutavia la legge anti-omofobia così come era stata formulata presentava dei punti non chiari che avevano suscitato perplessità anche nel centro-sinistra poi esplosa con il voto contrario dell’on. Binetti, che non ha temuto le critiche e le minaccie dei dirigenti del suo partito. Il Pd deve dimostrare di rispettare le opinioni dell’on. Binetti almeno quanto il Pdl rispetta quelle dell’on. Fini.
Caro direttore, la parola «omofobia» fino a poco tempo fa era del tutto sconosciuta. E non mi sembra che gli omosessuali fossero discriminati e perseguitati. È stato solo lo svolgersi dei cosiddetti «gay pride» che si sono manifestati alcuni episodi di aggressioni e intolleranza condannabili, ben inteso verso gli omosessuali. Quindi ritengo che gli omosessuali, anziché richiedere leggi che facciano di loro una categoria privilegiata, se si danno una regolata nelle loro esibizioni, l’omofobia sparirà come per inconto.
Pubblichiamo due tra le lettere arrivate sull’argomento «omofobia», parola entrata di prepotenza nel nostro vocabolario e che significa «avversione ossessiva per gli omosessuali e l’omosessualità». Per cui, diciamo subito, che qualsiasi «avversione ossessiva» e qualsiasi forma di violenza sono inammissibili e vanno punite. Ma per punirle è sufficiente il codice penale italiano che già prevede aggravanti nel caso di violenza per motivi abietti. Non c’è assolutamente bisogno di una legge apposta per difendere gli omosessuali dalla violenza, che finirebbe, di contro, per discriminare gli eterosessuali. Ogni uomo va rispettato in quanto persona e la sua dignità non può essere sminuita (ma nemmeno esaltata ed ostentata) per le sue tendenze sessuali.
Gli omosessuali per primi dovrebbero ribellarsi ad essere considerati «razza protetta» a mo’ di panda in via d’estinzione. A meno che dietro non ci siano i soliti motivi ideologici, che in questo caso si sposano alla perfezione con una «cultura» che sempre più mira a presentare l’amore omosessuale migliore di quello eterosessuale, con storie bellissime, segnate da una fedeltà che non ha nulla a che vedere con i matrimoni eterosessuali. È il caso, ad esempio, di ben tre film in uscita nelle nostre sole cinematografiche, a partire dal premiato a Venezia «A single man» di Tom Ford per finire a «Viola di mare» di Donatella Maiorca presentato al Festival di Roma.
Per quanto riguarda infine il voto della Binetti, ben vengano i parlamentari che dicono di aver votato secondo coscienza e non secondo gli ordini di partito. Non dovrebbe essere sempre così, per qualsiasi questione?