Lettere in redazione

Quel Crocifisso lasciamolo dov’è

Raddoppiamo questa settimana lo spazio delle lettere. Ci è sembrato doveroso dare voce, in queste due pagine, ad alcuni dei tanti (semplici lettori, politici, professori…) che ci hanno scritto sull’ormai famigerata sentenza della Corte europea per i diritti umani a giudizio della quale «l’esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche comporta la violazione del dovere dello Stato di rispettare la neutralità nell’esercizio del servizio pubblico, in particolare nel campo dell’istruzione, violando il diritto dei genitori di educare i loro figli secondo le loro convinzioni e il diritto di scolari di credere o non credere». Per quanto ci riguarda, oltre a condividere molti di questi scritti, rimandiamo alla lucida e autorevole analisi di Giuseppe Anzani (che è tra l’altro un magistrato) nell’editoriale di questa settimana (Senza la Croce non c’è storia né libertà. Per nessuno). Vedi anche: Tutti d’accordo sul Crocifisso, ma nelle nostre scuole è sparito di Pietro De Marco.

Dopo duemila anni la storia si ripete

Il Crocifisso deve essere «deposto» secondo il parere di una mamma super-apprensiva e di giudici europei all’altezza dei tempi! In un’epoca pullulante di mille problemi concreti che riguardano la vita della povera gente c’è chi può perdere tempo e impegnare energie in una battaglia per togliere il Crocifisso dai luoghi pubblici. È un fatto di libertà, di rispetto per tutti si dice; il Crocifisso può addirittura provocare «danno» psicologico e offesa. Ma non ci accorgiamo che la parte offesa è solo il Crocifisso se viene accantonato e con lui ogni uomo? In realtà il Crocifisso non è solo il simbolo di una fede ma lo specchio del dolore del mondo, il dolore di ogni uomo di qualsiasi razza, religione, credo, nazione, lingua. È un dato di fatto che l’uomo odierno non è più capace di sopportare la sofferenza né di vederla e perciò occorre eliminarne ogni possibile espressione. Perciò occorre rimuovere il Crocifisso. Peccato che siano di questo parere anche molti credenti che, in nome di un incomprensibile rispetto umano, rinnovano, dopo 2000 anni, il tradimento di Giuda che ha svenduto Gesù. La storia si ripete!

Teresa GianuizziFirenze Cristianesimo e mondo modernoLa sentenza della Corte europea è chiaramente figlia di quella posizione ideologica che ha bellamente ignorato il cristianesimo nella carta dei diritti dell’uomo. Appare evidente il tentativo di scavare un fossato sempre più profondo tra il cristianesimo e il mondo moderno. Il primo è percepito come una presenza ingombrante di cui non andare fieri, una sorta di palla al piede che frena la corsa dell’uomo verso la piena realizzazione di sé e del proprio futuro. Il secondo è considerato, infatti, una realtà che non ha nessun bisogno di Dio, soprattutto del Dio giudaico-cristiano. L’uomo di oggi, che si riconosce principalmente nell’aggettivo «moderno», rifiuta la proposta del cristianesimo che è quella di riconoscersi, invece, nell’aggettivo «eterno»: l’uomo a immagine e somiglianza di Dio. Se questo concetto non fosse mai comparso nell’orizzonte storico dell’uomo, il lungo percorso che ha portato al concepimento dell’attuale carta dei diritti, probabilmente, non sarebbe nemmeno iniziato. La somiglianza spirituale con Dio e la sua paternità hanno stabilito la sacralità e la fratellanza tra gli uomini e, a loro volta, ne fondano ontologicamente e logicamente l’uguaglianza. Attraverso la divina somiglianza l’umanità varca la soglia del sacro, si innalza al di sopra di ogni altra creatura o cosa. La Chiesa, rifacendosi alla legge naturale in quanto riflesso diretto della creazione, riconosce una serie di diritti fondamentali che nessuna politica, tribunale o stato possono concedere ad un essere umano in quanto già suoi, spettanti ad esso per volontà di Dio. La difesa del pensiero laico, da non confondere con pensiero ateo, è legittima: si ricordi che esso è stato anche quello di molti pensatori  che hanno messo al centro dei loro sistemi filosofici l’etica (Kant), lo stato (Hegel), la volontà (Nietzsche), la lotta di classe (Marx) e nelle periferie l’uomo e i suoi diritti. Ma il crocifisso, a mio modesto parere, anche per coloro che non credono o appartengono ad altre religioni, non può costituire motivo di disagio, non foss’altro per il contributo storico da esso dato, da sempre, al riconoscimento della dignità umana. Una curiosità: la bandiera dell’unione europea, dodici stelle bianche su sfondo azzurro, è opera di un alsaziano, Arsène Heitz, devoto della Madonna, che trasse l’ispirazione del logo dalla «medaglia miracolosa» di Santa Catherine Labouré. Il suo bozzetto, che egli inviò alla Commissione Europea in occasione del concorso indetto per la scelta del logo, fu selezionato dal capo di quella commissione: l’ebreo Paul M. G. Lévi. Fabio FineschiFirenze L’amore, il dono e il sacrificioVorrei spendere due parole per rompere un «silenzio assordante». Seguo sulla stampa ed in tv la discussione innescata dal pronunciamento della Corte europea dei diritti dell’uomo. Ci sono state sollecitazione affinché i cattolici «alzassero la voce» dopo questo episodio. Si sono aperte discussioni, dibattiti, prese di posizione che hanno, da subito, chiarito la posizione della maggioranza del popolo italiano e del mondo politico: la necessità di difendere «un simbolo della nostra tradizione e della nostra cultura». Da Cattolica praticante ed osservante mi sento in dovere, in obbligo e in coscienza di dire solo due parole: non basta. Si è parlato troppo del simbolo di cultura e di tradizione e non abbastanza del simbolo religioso. Vorrei ricordare che per molti, me inclusa, il Crocifisso ha un valore che difficilmente chi non è credente può comprendere ma che oltrepassa ogni limite culturale e ogni tradizione. È un simbolo che non deve essere ostentato o strumentalizzato. Anni di storia passata ci insegnano come, invece, ne sia stato fatto un uso improprio. Vorrei, quindi, alzare la mia voce in difesa di una verità profonda che ognuno, innegabilmente, può trovare nel Crocifisso: l’amore, il dono, il sacrificio. È indispensabile che chi si schiera a difesa del «simbolo» abbia ben presente tutto questo, può non credere ma deve rispettare chi crede e non alzare barricate in nome di un amore che si è posto nei confronti del prossimo con atteggiamento di apertura, di accoglienza e di ascolto. Francesca PaciniLucca Una battaglia contro tutte le religioniIn questi giorni, non si parla altro che del «Crocifisso nelle scuole», il popolo italiano si è diviso in due (ed anche in tre e quattro parti): fra chi è favorevole e chi è contrario, fra chi – leghista – attribuisce il problema ad una improvvisa avanzata del popolo straniero («Mamma, li Turchi!») e chi invece – progressista – vorrebbe che tutti fossero liberi, contro un unico ipotetico nemico: la Chiesa e il Vaticano. Eppure, davvero, io credo che il problema, il pericolo provenga da tutta un’altra direzione: chi rifiuta il Crocifisso, non vuole neanche la Stella o la Mezzaluna, non vuole proprio nessuna religione che imponga od indichi cosa fare e come pensare, per star bene. «Sesso, droga and rock & roll» erano gli idoli degli anni Settanta, ma adesso il nemico è ancora più subdolo, elegante: i nuovi idoli sono i fusti del «Grande Fratello», o le ultime foto delle Veline, o i cellulari di ultima generazione… Chiedetelo ai vostri figli: al posto del Crocifisso vorrebbero un PC in classe, sempre acceso per navigare e chattare. E non è un fatto di «disponibilità economica»: la maglietta o le scarpe firmate si comprano anche se non si ha il becco di un quattrino, pur di «avere e sembrare» piuttosto che «essere e nutrirsi». La «ricostruzione post-bellica» è un evento ormai lontano (la paura della morte non ce la ricordiamo più) e – di conseguenza – la Spiritualità non è più di moda: adesso il sabato mattina si lucidano le auto e le vere Cattedrali sono i supermercati – sempre aperti, più delle stesse Chiese – dove a centinaia tutti quanti ci riversiamo ad incontrare gente, o a festeggiare i compleanni dei nostri figli. Tutti uguali, ad Halloween, come a Natale e a Pasqua, in nome della Città dei Balocchi di Pinocchio, in nome del danaro (poco o tanto, non cambia), che – ricordiamocelo – Gesù per primo individuò come principale nemico («Mammona»): allora, anche la vecchia e tradizionale Europa diventerà globale, uniformata ed omogeinizzata. Mauro Bertocchini La prepotenza al posto della fratellanzaOggi essendo il 4 di novembre, dopo che in questi giorni siamo stati ai cimiteri, perché essendo la ricorrenza delle forze armate e avendo mio padre disperso nella guerra del ’40 mi rivolgo a Gesù perchè lo aiuti e lo protegga dalla fiamme dell’inferno, quindi già da quando avevo pochi anni, io e mia madre siamo rimaste sole e così ci raccomandavamo a Gesù e al crocifisso perché non ci abbandonasse e gli chiedevamo il suo conforto nella vita che con la guerra del ’44 era davvero duro e difficile sopravvivere. Andando poi alle elementari ho sempre potuto vedere appeso alla parete il crocifisso e non mi ha mai fatto paura, la maestra ci faceva fare il segno della croce e iniziavamo la nostra giornata, non credo che sia stata una giornata «fascista». E oggi che cosa viene insegnato ai nostri ragazzi?Quali valori diamo loro? Telefonini, sesso, menefreghismo, contro tutto e contro tutti, perché? Mi chiedo, e chiedo a tutti, perchè anche oggi dopo 2000 anni Gesù da tanta noia? Lui che ci ha insegnato a sopportare e ad accogliere tutti i fratelli del mondo, e che la Caritas aiuta tutti i più bisognosi, sempre per amore di Gesù, allora vorrei sapere da questi signori, perché dà così tanta noia.Anche Pilato non trovò difetto e se ne lavò le mani dicendo: «Chi volete Gesù di Nazareth o Barabba». E la risposta la sappiamo, anche oggi preferiamo la prepotenza e quanto ne comporta, alla mitezza e alla fratellanza. Adele LippiPrato Lo sconcerto della scristianizzazioneDon Primo Mazzolari si chiedeva «Uomo dove sei? Dove vai?» ed oggi gli diamo la risposta! Andiamo a buttare fuori il Cristo Crocifisso dal nostro essere di questo mondo. Europa, sei tiepida e rischi di essere vomitata ! Il falso modernismo, il falso pietismo, il falso perbenismo, il falso permessivismo, il falso buonismo e l’indifferenza religiosa ci hanno portato alla tragedia odierna della scristianizzazione. Questa situazione è la conclusione e la somma degli errori da noi commessi, nessuno escluso, nei secoli passati e nei tempi presenti. Papa Giovanni Paolo II ha urlato al mondo la necessità della Rievangelizzazione e, Papa Benedetto XVI , Pellegrino ad Auschwitz, ha fatto sentire al mondo televisivo la Sua supplica a Dio chiedendoli «Signore dove èri?». Ed io mi domando: «Il Dio di Nietzsche è veramente morto?» No! Ho bisogno di credere e mi rifugio nell’Apocalisse. Dio è l’Innominabile, l’Inconcepibile, l’Indimostrabile ! È Dio. Dobbiamo forse avere nostalgia dell’Inquisizione? dei Templari? dei Cavalieri del Santo Sepolcro? delle Crociate e dei Crociati? Ed io chi sono? Dove vado? Questa scristianizzazione in atto cosa porta ai miei ottantaquattro anni? Lo sconcerto. Ennio BorghiniFirenze Un sostegno inaspettatoNon ho niente da obiettare sul fatto che alcuni laici abbiano aprovato la sentenza «Lautsi contro Italia» emessa dalla «Corte europea dei diritti dell’uomo». Quello che, invece, mi ha sorpreso, è stato l’intervento, sulla prima pagina de «Il Tirreno», il 7 novembre, di don Lenzo Lenzi che, in difesa della «laicità dello Stato», ha approvato la sentenza di quella Corte. Dando, in tal modo, sostegno a quanti, oggi, chiedono la rimozione della croce pronti a sollecitare, domani, per lo stesso principio, la rimozione delle targhe  stadali dedicate a Santi e Madonne per non tacere, poi, della cessazione del suono delle campane. E per non parlare, infine della rimozione della Croce dalla bandiera Svizzera e dalla stessa bandiera finlandese, patria della ricorrente, (per non offendere i sentimenti dei militari non cristiani). Evidentemente, don Lenzi, non è stato informato delle dichiarazioni, fatte in proposito, dalle massime gerarchie della Chiesa, (a partire dal card. Bagnasco), alla quale egli appartiene, con tutti i previlegi conseguenti. Andrea JardellaLivorno Destinati a diventare Eurabia?In seguito alla sentenza della Corte di Strasburgo, l’intellettuale ebreo Giorgio Israel ha dichiarato che in Europa é in atto un attacco nei confronti dei simboli che piu’ fortemente individuano le sue radici giudaiche-cristiane,mentre si assiste ad una singolare tolleranza  nei confronti dei simboli islamici. Nella celebre Università di Cambridge è stato ammesso il burqa agli esami di laurea. È grave, trattandosi di un indumento che rappresenta valori totalmente contrari a quelli occidentali. La legge islamica è stata ufficialmente adottata in Inghilterra dove i musulmani possono rivolgersi alla «Sharia Courts» per cause di divorzi, dispute finanziarie e di eredità. L’Europa è destinata a diventare Eurabia? Lorella Groten Segno di pace e di confortoAncora una volta il malvezzo oggi dilagante di omettere una indagine storica conduce a polemiche che sono solo il pretesto per attacchi contro la confessione cattolica. Il Crocefisso come simbolo religioso fu diffuso dai Longobardi intorno al VII secolo quando abbandonarono la confessione cristiana ma «ariana» (dallo scismatico Ario) e si fecero cristiani cattolici. A parte le differenze dottrinali (che pochi forse allora sapevano) stava il fatto che gli ariani riconoscevano come autorità religiosa il loro re o duca. Con quel piccolo simbolo di una Croce (senza la figura del Crocefisso) si stabilì una facile manifestazione di unione tra le vecchiie popolazioni e quelle nuove allora arrivate in Italia. Ho fatto una commovente scoperta in Mugello. A pochi passi dalla chiesa di Barbiana (nome di origine longobarda indicante un legamne familiare tra il possessofre di quel feudo e gli altri vicini) furono scavati anni fa i resti di un castello dell’alto medioevo e su una pietra fu trovata incisa una semplice Croce. Era un altro indizio dell’origine longobarda della rocca, distrutta secoli dopo al passaggio di un esercito imperiale. Secoli dopo la Croce divenne un simbolo diffuso in tutta Italia dai frati francescani durante le predicazioni (in Toscana le chiamavano «missioni»). Era un segno di pace. Nelle scuole italiane c’è sempre stato l’uso di tenere esposti simboli cristiani, come conforto, punto di riferimento. Veniamo al fatto odierno. La legislazione europea risente di antichi vizi di origine nordica. Dà una regola a singoli fatti particolari, e perde di vista criteri di maggior ampiezza. Basta pensare alle norme sulla sicurezza nel lavoro così minuziose da risultare prolisse con pericolosi assenze di disposizioni a volte assai più opprtune di tante altre inutili prescrizioni. Oggi la Croce è un simbolo religioso ma ricordo che proprio dove si è diffusa là è stata anche abolita per la prima volta la pena di morte. Dunque la Croce è anche il simbolo laico di una delle più gandi conquiste di civiltà perché ricorda l’abolizione di ogni forma di supplizio. Per quanto riguarda l’odierna integrazione nelle scuole italiane è opportuno ricordare, tuttavia, che per molti mussulmani il «profeta Josua» ebbe in croce solo una morte apparente e fu assunto subito dopo in Cielo. Per questo guardano con perplessità certe nostre immagini: ma noi sappiamo che alla morte seguì la Resurrezione. Nereo LiveraniFirenze Quel simbolo sulla bandieraMi domando se la Signora di origini filandesi che ha chiesto la rimozione del Crocifisso da una scuola italiana, abbia chiesto al Governo del suo Paese di togliere il simbolo della Croce dalla bandiera nazionale. Dubito che lo faccia e che venga esaudita. La nostra Corte costituzionale ha stabilito che il Crocifisso è anche un simbolo culturale e i valori che rappresenta non dovrebbero offendere nessuno. Ciro Rossi Una perdita per tuttiLa sentenza di una sezione della Corte europea dei diritti dell’uomo ha suscitato polemiche nel mondo sociale, politico e culturale. Il Governo, grazie anche alle dichiarazioni di gran parte dell’opposizione parlamentare contrarie alla sentenza, ha annunciato ricorso, avverso il dispositivo, al grado superiore dello stesso organismo, la Grande Camera. Ogni tanto, posizioni «laiche» con forte carica ideologica , si fanno avanti per chiedere l’eliminazione del crocifisso da ogni locale pubblico, in ragione di una parità assoluta tra credenti e non o appartenenti ad altre religioni. Su diversi giornali è stato richiamato, in questi giorni, un noto articolo della scrittrice Natalia Ginzburg, « Non togliete quel crocifisso!», apparso su «L’Unità» nel 1998, in merito ad una vicenda similare, seppur priva di sentenza. La scrittrice, non certo vicina al cristianesimo, si dimostrò determinata nell’affermare che togliere il crocifisso avrebbe significato una perdita per tutti. Giova ricordare, a questo proposito, anche un altro scritto, tratto dal romanzo di Ignazio Silone «Il segreto di Luca », dal quale si ricava il Cristo crocifisso e sofferente che parla agli oppressi, alle vittime dell’ingiustizia, ai diseredati. «Il figlio Luca durante l’interrogatorio – si legge – guardava fisso sulla parete, al di sopra del presidente. «Cosa guardate?», gli gridò il presidente. «Gesù in croce» gli rispose Luca, «non è permesso?». «Dovete guardare in faccia chi vi parla», gridò il presidente . «Scusate», replicò Luca «ma anche lui mi parla: perché non lo fate tacere?». Nel guardare il crocifisso ogni cuore non può sfuggire ad un incontro, ad un pensiero, ad un dialogo riconcilianti, pieni comprensione, di misericordia e di speranza. Oltre a rappresentare la grande cultura e tradizione cristiana, radicate nel nostro Paese, il crocifisso è il segno «laico» più eversivo e sconvolgente del «sacro», in quanto raffigura il Cristo sofferente, martoriato, morente che, però, racchiude in sé e rivela i valori eterni di chi dona la propria vita per amore del prossimo. A Sesto Fiorentino tutti i locali istituzionali, comprese le scuole di ogni ordine e grado, sono privi dell’immagine del crocifisso. Da sempre è prevalso questa scelta di cui non si può non avvertire un certo rammarico, tenuto conto della fede e dei sentimenti diffusi di pietà cristiana che animano le famiglie sestesi. Come comunità locale conta però affidarsi a quanti sono stati demandati, nei vari livelli istituzionali ed educativi, a svolgere e a testimoniare con spirito di giustizia, di solidarietà, di fratellanza  il proprio ruolo e ed il proprio impegno  operando per il bene comune. Arrigo CanzaniSesto Fiorentino Per non dormire e alzare la voceQuanti di noi lettori di Toscana Oggi hanno letto l’articolo di Andrea Senesi («Corriere della Sera», 3 novembre) scritto in occasione del ricordo dei martiri della Resistenza, Milano Cimitero Maggiore. Dal palco ha parlato un monsignore, Gianfranco Bottoni, responsabile per la Curia milanese di ecumenismo e dialogo interreligioso. Così si è espresso: «…stiamo assistendo ad una morte lenta e indolore della Democrazia. Un’eutanasia della Repubblica nata dall’antifascismo». Così tra l’altro motivando: «…le illecite operazioni, il conflitto di interessi, le potenti mafie, il mito della governabilità, la progressiva riduzione dello stato di diritto a uno stato padrone a gestione personale, la decadenza dell’etica pubblica, i tentativi di imbrogliare la giustizia… la ridicola volgarità di chi liquida come comunista, anzi come catto-comunista, ogni richiamo alle regole e alle istituzioni». E ancora: sempre «Corriere», il presidente della Cei cardinale Angelo Bagnasco omelia per la Solennità di Ognissanti: «i cristiani escano da un cristianesimo timido e spesso anonimo, devono essere testimoni della fiducia soprattutto quando la fiducia sembra venir meno». Poi oggi, 4 novembre, nel merito della ridicola sentenza della Corte Europea sul simbolo della Croce («Corriere della Sera») il card. Kasper dice ai credenti: «Non dormite, alzate la voce». Ecco, io sono un catto-comunista, vivo in questo nostro Paese, fotografo una realtà chiedo spazio per esortare tutti noi credenti a testimoniare pervicamente la Fede anche con le opere che in democrazia si estrinsecano anche attraverso il voto, unica nostra arma. Francesco CalcagniniSarzana L’ambizione di una sentenza che vorrebbe modificare il nostro futuroIl crocifisso rappresenta la nascita dello stato laico. Proprio Gesù, più di 2000 anni fa, divise ciò che in quel tempo sembrava inscindibile, lo stato dalla religione. Una scelta che ha cambiato la storia del mondo e che ha permesso all’occidente cristiano di costruire le proprie istituzioni garantendo a tutti la libertà di culto. Senza la distinzione tra religione e stato questo non sarebbe potuto avvenire. Non solo. Senza la distinzione della sfera religiosa dalla sfera politica, e quindi senza il cristianesimo, non sarebbero nati alcuni principi etici, come la non-violenza, la pari dignità di tutti gli esseri umani, la giustizia sociale, l’importanza della libertà di scelta, l’amore del prossimo e il perdono. Pertanto il messaggio di cui la croce è portatrice è anche un messaggio umanista, che può essere letto indipendentemente dalla sua dimensione religiosa, costituita da un insieme di principi e di valori che rappresentano la base delle nostre democrazie.Inoltre l’esposizione di un simbolo religioso nei luoghi pubblici rientra nel margine di discrezionalità lasciato agli Stati in materia così complessa e delicata, strettamente legata alla cultura e alla storia. Il mio timore, ma spero di sbagliarmi, è che la scelta europea apra la strada all’adozione di una nuova concezione dello Stato: l’istituzione diviene per principio neutra e quindi laica, e questo comporta che tutto ciò che l’istituzione decide è giusto ed è bene. È un passaggio importante: non si tratta di affermare che la legge o le istituzioni devono essere rispettate in quanto positive (in senso giuridico), ma vi è una evoluzione a mio avviso pericolosa perché si afferma un principio etico legato all’essenza delle istituzione, che determina l’obbligo morale prima che civile delle decisioni assunte dalle istituzioni. Se pensiamo allo stato nazista o comunista ci accorgiamo del pericolo di questa affermazione.L’ambizione della corte europea mi sembra quindi quella di voler modificare il futuro dei nostri paesi attraverso l’azzeramento della nostra storia, sostituendola con una nuova religione: quella laica. In questo modo si azzerano 2000 anni di storia rifacendo coincidere la religione e lo stato, o meglio rifacendo determinare dallo stato anche la sfera religiosa perché è nello stato che vive il bene, il buono ed il giusto e quindi il religioso. Presenteremo una mozione in tutti i consigli comunali in difesa del crocifisso. Piero Pizzicoordinatore provinciale Pdl Pisa Una difesa nel rispetto della laicità dello StatoSono molto soddisfatto per come si è sviluppata la discussione in Consiglio provinciale a Firenze lunedì scorso, in merito alla sentenza della Corte europea sulla presenza del crocefisso nei luoghi pubblici. A parte qualche «pittoresca» e secondo me ridicola sceneggiata da parte della Lega Nord, che non fa altro che danneggiare e non valorizzare il simbolo del crocefisso come segno e patrimonio non solo religioso ma anche culturale comune a tutti, devo dire che gli interventi dei consiglieri sono stato molto interessanti.Il gruppo del Partito democratico si è confrontato sulla mozione presentata da Federico Tondi (Udc), l’ha apprezzata e discussa attentamente ed ha ritenuto utile arricchirla con un emendamento teso a rafforzare alcune considerazioni non presenti nella mozione, in particolar modo che: «Pur nel rispetto dell’indiscutibile laicità dello Stato, sancita dalla nostra Costituzione, il crocifisso è uno dei simboli della cultura, dell’identità e della tradizione della nostra nazione, fondata sui valori di uguaglianza, libertà, tolleranza, e rappresenta, come riportato nel dispositivo della sentenza del Consiglio di Stato “uno dei valori laici della Costituzione italiana e un valore della vita civile”».Il gruppo del Pdl, all’atto della votazione, incredibilmente, ha votato contro la mozione a favore della presenza del crocifisso nei luoghi pubblici.Senza fare polemica o strumentalizzare la cosa, mi preme evidenziare che il Pdl, che si fa paladino, non solo in Consiglio provinciale di Firenze, dei valori cristiani non ha votato a favore del crocifisso nei luoghi pubblici, mentre il gruppo del Partito democratico integrando la mozione dell’Udc e, con i propri voti decisivi, ha fatto emergere che il Consiglio provinciale di Firenze, confermando la necessaria laicità delle istituzioni, ritiene che il crocefisso non può essere ritenuto per nessuno un simbolo offensivo. Piero Giunticonsigliere provinciale Pd Firenze