Lettere in redazione
Se a Gesù piace essere affisso per legge
Quando ero piccolino (appena ieri… circa sett’antanni fa) ricordo che la mia mamma diceva spesso di domandarsi se Gesù sarebbe contento di quanto diciamo o facciamo. Questa cosa mi è tornata in mente sentendo per televisione i vari interventi seguiti alla sentenza della Corte europea circa i crocifissi nelle scuole, ascoltando quanto detto da Sgarbi, Alessandra Mussolini, la Santanchè, Ignazio La Russa («dovranno morire!») e dalla BBBC che starebbe per Bossi, Borghezio, Boso e Calderoli.
Chissà se Gesù sarà stato contento, perché certo quando si difende qualcuno bisognerebbe che questo Qualcuno fosse almeno d’accordo. In questo caso, a me qualche dubbio rimane. Mi piace pensare che Lui vorrebbe essere di più nel cuore e magari di meno attaccato al muro, quando ciò avviene non per amore ma per ordine del sindaco e con la sorveglianza della Polizia Municipale, così come stabilito nel mio comune.
Capisco le sue perplessità. Fa un po’ specie sentir difendere il crocifisso a chi finora celebrava i matrimoni celtici e tuonava contro Vaticano e preti, perché «amici» degli immigrati e dei poveri. A Genova è capitato anche che nella centralissima piazza De Ferrari un attivista della Lega che raccoglieva firme a favore del crocifisso, di fronte a qualche contestazione, si sia fatto scappare una serie di bestemmie. E sono proprio di questi giorni le ignobili contestazioni della Lega all’arcivescovo di Milano, il card. Dionigi Tettamanzi, reo di aver richiamato la città alla sua tradizione di accoglienza cristiana. Ma anche se per ragioni tutte politiche ci troviamo accanto simili personaggi in camicia verde o nera (e l’imbarazzo è reale!), credo sia necessaria comunque una forte protesta per questa sentenza. Non tanto per gli effetti materiali che potrebbe avere (del resto, in quasi tutte le aule scolastiche il crocifisso, purtroppo, è stata rimosso da tempo), quanto per i suoi risvolti sulla mentalità corrente. La Corte europea dei diritti dell’Uomo come ha ben scritto su Toscana Oggi Giuseppe Anzani (Senza la Croce non c’è storia né libertà. Per nessuno) in nome di una libertà da salvaguardare ce la tramuta in un divieto di libertà. Fino al paradosso che per non turbare gli altri, nessuno di noi potrebbe più manifestare le proprie tradizioni e le proprie convinzioni più profonde. Ed è questa una deriva che si avverte in certi ambienti, come quelli scolastici.
Quanto all’ordinanza n. 12 del 10 novembre 2009, firmata da Alberto Ferrini, il sindaco di Montecatini Val di Cecina (eletto in una civica di centro destra), non sarei così severo come lei. Certo, l’iniziativa ha evidenti aspetti propagandistici, perché la sentenza europea (alla quale il governo italiano si è opposto) non comporta per ora nulla di concreto. Ma è comunque un segnale per chi al contrario si sente autorizzato a comportarsi in modo diametralmente opposto e vorrebbe far scomparire ogni simbolo religioso.