Lettere in redazione
Il Pd, la Bonino e il voto cattolico
Nel numero precedente (Lazio, i cattolici del Pd possono votare Bonino), rispondendo a un lettore, Claudio Turrini dice che le battaglie radicali di Emma Bonino la rendono, agli occhi di un cattolico, addirittura «improponibile» per l’incarico di governatore del Lazio. A questo proposito vorrei chiedere: in base a quali criteri si può decidere preventivamente l’accettabilità di una candidatura (tanto più in elezioni amministrative)? se come a me appare evidente anche lo schieramento opposto (Polverini) ha al suo interno posizioni difficilmente «digeribili» per un cristiano, non è più giusto dire che i valori evangelici sono talmente eversivi da entrare inevitabilmente in contraddizione con qualunque ideologia? E dato che la non-negoziabilità dei valori non può essere invocata come dire? «a corrente alternata», la conseguenza mi sembra chiara: ad un credente non è preclusa in partenza nessuna scelta politica, salvo il suo diritto-dovere di cercare di orientare le scelte del proprio schieramento senza ricatti, ma attraverso il libero confronto delle opinioni.
So bene che gli schieramenti che si contrappongono oggi in Italia sono molto eterogenei e che «i valori evangelici sono talmente eversivi da entrare inevitabilmente in contraddizione con qualunque ideologia». Ma credo che in tutte le cose ci sia un limite. I radicali avevano già fatto un accordo con il Pd alle ultime politiche, ottenendo in premio alcuni seggi in Parlamento. Per me fu un errore anche quello, che fece solo perdere voti al Pd. Ma lo considero meno grave dell’aver candidato la Bonino alla presidenza della regione Lazio, tra l’altro senza passare dal vaglio di elezioni primarie. In Parlamento, infatti, pur continuando a portare avanti le loro battaglie basti pensare alle migliaia di emendamenti presentati contro il disegno di legge sul testamento biologico non potevano pretendere di dettare la linea a tutto il partito democratico, anche per la presenza di personalità come Paola Binetti. Ma il sistema in vigore nelle nostre regioni è una sorta di presidenzialismo estremo, in cui il governatore eletto, senza i classici contrappesi dei sistemi presidenziali, come quello americano, può fare e disfare ogni cosa, anche perché se va a casa lui, vanno a casa tutti. In quel ruolo, così delicato, non riesco a vederci Emma Bonino, che non è un candidato del Pd ma del Partito Radicale (e in Toscana presenta una sua candidatura alternativa al Pd!) e che lo ribadisco non ha mai rinnegato le battaglie che la portarono non solo a sostenere l’aborto ma anche a procurare lei stessa aborti illegali (nel suo ambulatorio clandestino furono almeno 10 mila in un solo anno, stando alle sue dichiarazioni). Cose passate, potrebbe obiettare qualcuno. Ma la Bonino anche oggi, in quel video «Emmatar» con cui ha lanciato su internet la sua candidatura, ripropone solo gli slogan del divorzio, dell’aborto, dell’eutanasia, della legalizzazione delle droghe e individua nella Chiesa il «nemico» da battere. Ma allora, rovescio la domanda, perché un cattolico dovrebbe votarla?