Lettere in redazione
A quel film vietato ai minori non si doveva dare spazio
Spettabile redazione, da qualche tempo ho smesso di acquistare il vostro giornale e l’edizione del 21 febbraio 2010 me ne dà un ulteriore motivo: come fa il dott. Mininni a scrivere con la stessa penna una sentita recensione del film «Lourdes» e a scrivere che «Arancia Meccanica» è «…un film capace di stimolare dibattiti e ragionamenti a non finire»? Mi meraviglio che un giornale di chiara ispirazione cattolica dia spazio e visibilità ai commenti su un film Vietato ai minori di 18 anni! Delusa e contrariata, dubito che pubblicherete questa mia. Anche se ci terrei a conoscere il pensiero degli altri lettori al riguardo.
Carissima Lucia, partiamo dal fondo e rilanciamo il suo invito «a conoscere il pensiero degli altri lettori al riguardo». Chi vuole, pertanto, scriva pure, perché noi non facciamo censure, contrariamente a quello che lei pensa quando dubita della pubblicazione di questa sua lettera. È chiaro che non tutte le lettere possono essere pubblicate, ma solo per ragioni di spazio. Per il resto, come abbiamo ripetuto e dimostrato più volte, noi siamo aperti al dibattito e ai punti di vista, purché rispettosi del pensiero altrui.
Riprecisato questo, vengo alla questione che lei pone. Inizialmente con altre due precisazioni: la prima riguarda la recensione di «Lourdes» (leggi la recensione) che non mi sembrava così sentita come lei dice, anzi, era piuttosto critica; la seconda precisazione è che in tv (quella non a pagamento) non possono essere trasmessi film vietati ai minori di 18 anni nemmeno dopo le 22,30.
Quelli che lo erano quando uscirono nelle sale, devono essere derubricati, ovvero devono avere il divieto abbassato almeno ai 14 anni. E questo, spesso, lo si ottiene con qualche taglio. Ma questa è una soluzione alquanto ipocrita, persino dannosa per il film. La riferisco solo per dovere di cronaca. Mentre dalla breve segnalazione di Francesco Mininni a proposito di «Arancia meccanica» (in programma su Rete 4 alle 23,40), lei estrapola la battuta finale non rammentando che in precedenza Mininni parla di un film accompagnato alla sua uscita, ma anche molto dopo, «da polemiche roventi per la rappresentazione della violenza e la possibilità di suggestione su un pubblico impreparato». Un rischio che esiste, ammette Mininni, il quale poi ribadisce che «Arancia meccanica» non è «un film per tutti», e questo «alla luce del sole».
Messo in guardia lo spettatore, non si può non condividere che si tratti di «un film capace di stimolare dibattiti e ragionamenti a non finire», anche perché Kubrick (che è un maestro del cinema) non si ferma alla violenza fine a se stessa, ma, come scrive Mininni, «va oltre con riflessioni, paradossi e dubbi esistenziali».
Non sono i film ad essere pericolosi, pericoloso è semmai lo spettatore impreparato. Ma questo è un altro discorso, che chiama in causa gli educatori a tutti i livelli per il poco che viene fatto per aiutare gli spettatori, soprattutto i più giovani, a «leggere» i film. Ma non solo: manca in modo evidente un’educazione a tutte le forme di comunicazione: dal cinema alla tv, ai social network. In questo dobbiamo sentirci tutti inadempienti. Ma ora mi piacerebbe sapere, cara Lucia, quali sono gli altri motivi per cui ha smesso di acquistare il nostro giornale.