Lettere in redazione
Tanti preti santi a fronte dei casi di pedofilia
Di fronte allo spettacolo inquietante del quotidiano attacco al Papa e alla Chiesa per la presunta indulgenza avuta, in passato, verso i sacerdoti pedofili, sorprende la numerosa schiera di spettatori del mondo cattolico che tacciono. Lo fanno, sia individualmente sia come associazionismo, con colpevole indifferenza. Possibile che i cattolici non abbiano niente da obiettare?
Caro direttore, senza nulla togliere alla gravità degli abusi su minori da parte di alcuni preti stupisce che a strumentalizzare questi casi per infangare tutta la Chiesa siano quei «circoli intellettuali» che l’autunno scorso difesero a spada tratta il regista Roman Polanski, chiamato a rispondere di innominabili sevizie ad una tredicenne. Perché due pesi e due misure?
Caro direttore, non so se sia stato opportuno da parte del card. Bertone associare la pedofilia anche all’omosessualità, però non è l’unico a dirlo. Il noto sociologo americano Philip Jenkins ha detto che oltre il 90% dei pedofili condannati risultano sposati o omosessuali. Probabilmente Bertone si riferiva agli abusi commessi da preti, per la stragrande maggioranza omosessuali, che hanno abusato di minori (16-17 anni), ma non di bambini. In ogni caso non si deve generalizzare e neppure associare il celibato alla pedofilia che non è scientificamente provato.
Da settimane i media ci comunicano che il mondo è pieno di preti-pedofili; sembra che ce ne siano più pedofili che non. Non voglio minimizzare assolutamente i casi di pedofilia clericale che sono stati perpetrati e scoperti, perché di crimini gravissimi si tratta senza possibilità di appello, i quali una volta accertate le responsabilità devono essere sospesi e giudicati civilmente. Neanche voglio scusare la Chiesa, se ha taciuto o cercato di nascondere atti sessuali di sacerdoti nei confronti di bambini cercando più o meno come fa una famiglia quando scopre «l’orco» fra le pareti domestiche o fra i vicini di casa: mantenere il segreto per vergogna o protezione delle persone. Ma la mia esperienza di quasi cinquantenne è un’altra. Frequento la Chiesa fin da bambino e durante la vita ho incontrato tanti preti di tutte le età; con loro non ho mai avuto problemi di nessun tipo; al contrario c’è sempre stato un rapporto sincero, un sostegno per la mia crescita e la mia vita, un’amicizia importante,un conforto o una consolazione nei momenti più duri, un giudizio sincero sulle scelte da fare. Ho sempre trovato persone autentiche disponibili a parlare e a farmi capire il vero senso della vita, insomma persone significative che insieme alla famiglia ti aiuta a vivere, gente che ha capito cosa dice veramente il Vangelo e te lo ha donato gratuitamente. Gli errori gravissimi di pochi non devono infamare quella stragrande maggioranza di preti, uomini generosi e coraggiosi che non fanno altro che pregare e sostenere chi li circonda. Ci sembrano persone chissà come, ma sono «innanzitutto uomini», nel senso più nobile del termine, non perfetti ma uomini, che sacrificano una parte della loro vita, per una felicità futura e più grande, convivendo spesso con stanchezza frustrazione solitudine e che nessuno ringrazia mai abbastanza. Dai preti io ho sempre ricevuto del bene, ed è per questo che io voglio bene a loro.
Caro direttore, appena due settimane fa Benedetto XVI ha detto che i preti che si sono macchiati di abusi su minori dovranno rispondere a Dio e ai tribunali. Fin dalla sua elezione ha dichiarato «tolleranza zero» alla pedofilia nel clero, ma ha scritto bene l’«Irish Time»: anche se il Papa si crocifiggesse a testa in giù, sarebbe ugualmente criticato. Il cardinale Carlo Maria Martini ha detto che è in corso una campagna mediatica finalizzata a screditare l’immagine della Chiesa e ha definito «ignobili e false» le accuse rivolte al Papa. Se veramente a certi organi di stampa sta a cuore il bene dell’infanzia comincino a indagare in tutti i settori della società; verrebbero fuori delle sorprese.
Egregio direttore, sto sentendo le dispute alla tv sulle frasi del card. Bertone sul rapporto tra omosessualità e pedofilia. Probabilmente si sta realizzando l’Ufficio complicazioni cose semplici! Ho studiato molto sui libri dell’esimio biologo Edoardo Boncinelli e grazie a lui mi sembra di giungere alla conclusione che pedofilia ed omossessualità siano delle mutazioni neo darwiniane e come tali vanno trattate, non curandole ma considerando i soggetti, diversi. Certo, come dice Freud, le pulsioni che da esse derivano, vanno sublimate. La comunità medica saprà ben indagare su tali pulsioni e renderle sublimate. Queste mie idee, in proposito, devono essere esaminate dalla comunità scientifica e nel caso cassarle.
Egregio direttore, in questi giorni si fa una grande confusione assemblando la pedofilia con il celibato dei presbiteri e l’attacco del mondo alla Chiesa. Da quando è nato il cristianesimo il mondo non ha mai accettato anzi ha contrastato l’insegnamento della Chiesa, questo non è una novità. Siamo sicuri che introdurre la questione del celibato per i presbiteri sia cosa saggia e giusta? Si aprirebbe un capitolo che non sarà facile controllare per la sua molteplice problematicità. La pedofila è un problema gravissimo è inutile andare a cercare giustificazioni con numeri od altro.
Caro direttore, quanto sta montando fra i mass-media questo gettare fango sulla Chiesa, facendo di «ogni erba un fascio»! Aborrisco il delitto della pedofilia, tanto più grave se commesso da chi ha responsabilità educative e questi fatti sono per me causa di grandissimo disagio e dolore, ma ho sempre pensato che «un pezzo di verità» non è la verità. Perché, allora, non gridare più forte che la stragrande maggioranza dei delitti di pedofilia si consuma proprio all’interno delle pareti domestiche? Perché non ci si adopera tutti, collaborando con chi dona la vita per questo, ad aiutare le nostre famiglie sempre più ammalate di perdita di senso profondo della vita? Infine un grazie, dal profondo del cuore, ai tantissimi sacerdoti santi, dei quali mai si parlerà sui giornali, che hanno accompagnato, guidato e sostenuto i momenti gioiosi e tristi dei miei 61 anni di vita. Grazie condiviso, sono sicura, da tanti altri.
Pubblichiamo alcune tra le molte lettere arrivate sulla questione pedofilia. Ce n’eravamo già occupati nel n. 11 del 21 marzo, ma ci è sembrato giusto tornare a dare spazio ai lettori su un tema che sta creando apprensione tra i cattolici anche per gli attacchi strumentali alla Chiesa che ne sono derivati. Ribadiamo che i casi di pedofilia che coinvolgono uomini di Chiesa sono stati accertati e alcuni dei crimini sessuali nei confronti di minori sono stati giustamente condannati. Dunque, il fenomeno esiste. Lo stesso Benedetto XVI lo ha ammesso più volte ribadendo la condanna senza riserve. Lo ha fatto anche nel corso della recente visita a Malta incontrando presso la nunziatura apostolica alcune vittime di abusi sessuali da parte di esponenti del clero. Nella circostanza il Papa si è detto profondamente commosso per la loro storia esprimendo la sua vergogna e il suo dolore per quanto hanno sofferto le vittime e le loro famiglie. Ha pregato con loro, assicurando che la Chiesa sta facendo, e continuerà a fare, tutto ciò che è in suo potere per indagare sulle denunce, portare alla giustizia i responsabili di abusi e attuare misure efficaci volte a tutelare i giovani nel futuro.
Se dunque il fenomeno esiste e il primo ad ammetterlo è il Papa, non si capisce perché si debba continuare ad attaccare Benedetto XVI con l’accusa di essere un affossatore. Così come non è ammissibile la generalizzazione che si sta facendo per cui la Chiesa appare ai più come una comunità di pedofili. Sottoscrivo pertanto quanto scrivono Anna Ciappina e Paolo Bitossi, riferendo di aver incontrato nella loro vita tanti preti, di tutte le età, generosi e coraggiosi, di aver trovato in loro un sostegno per la crescita e la vita, un’amicizia importante, un conforto o una consolazione nei momenti più duri, un giudizio sincero sulle scelte da fare, un aiuto pari a quello della famiglia. Penso che ognuno di noi potrebbe dire altrettanto di molti sacerdoti incontrati nella propria vita.
Della questione pedofilia e degli attacchi al Papa (a cui è dedicato anche un editoriale di questa settimana a firma di Romanello Cantini) si sono occupati anche i vescovi toscani nella loro ultima assemblea esprimendo vicinanza a Benedetto XVI («fatto oggetto di ingiuste aggressioni»), deprecando i «ripugnanti comportamenti» di alcuni membri del clero cattolico, facendosi vicini alle vittime e affrontando «secondo giustizia le responsabilità dei sacerdoti coinvolti, evitando con opportuni provvedimenti disciplinari che possano ripetere tali reati».