Lettere in redazione

Silenzio assordante sul «risiko» delle banche

Mi fa piacere che, finalmente, nelle pagine 2 e 3 del n. 28 di Toscana Oggi (Banche, la Toscana perde pezzi) si sia dato ampio risalto all’avvenuto depauperamento del patrimonio bancario toscano inteso come centro decisionale e volano di controllo e di sostegno alle attività produttive e anche occupazionali territoriali.

Da cittadino che vive al di fuori dei giuochi di potere, politici, finanziari, ecc. ma che cerca di mantenersi informato sui problemi relativi al lavoro, non posso non aver rilevato e rilevare l’assordante silenzio, come oggi si è usi dire, delle Autorità Istituzionali territoriali a partire da quelle Regionali in giù (sola eccezione di quelle pratesi attuali e poco più) nelle vicende che hanno visto il fagocitamento della Cassa di Risparmio di Firenze da parte di Intesa San Paolo nonché nei vari passaggi di proprietà, con relativi drastici ridimensionamenti decisionali, strutturali e addirittura con incorporazioni, di altri Istituti Bancari Toscani.

Sembra proprio che le nostre Autorità Istituzionali soffrano di idiosincrasia verso il nostro sistema bancario e mi domando come possano aver assistito (e assistere) passivamente alla perdita di posti di lavoro, fra l’altro molto qualificati, senza un minimo di reazione almeno per contenere il danno, considerando che, per la sola Cassa di Risparmio di Firenze, si sono persi, secondo quanto riportato nell’articolo di Claudio Turrini nel sopra citato servizio «circa 600 posti di lavoro (oltre a quelli legati all’indotto)».

In una situazione analoga per la Cassa di Risparmio di Genova (Carige) c’è stata la decisa opposizione del Vescovo e del Sindaco e così è stata mantenuta l’autonomia della Banca con le relative positive conseguenze per quella città.

Marcello PanichiFirenze

Non so se si tratti di «idiosincrasia» verso il sistema bancario, come ipotizza il nostro lettore. Certo che la disattenzione c’è stata. E da parte di tutti: istituzioni, politici, imprenditori, sindacati, forze sociali. La settimana dopo l’uscita del nostro «primo piano» l’allarme è stato ripreso dal presidente della giunta regionale Enrico Rossi che ha riconosciuto come «la Toscana sia stata messa in periferia rispetto ai centri decisionali delle banche». Oggi forse si può fare poco, se non vigilare su acquisizioni e ristrutturazioni aziendali, cercando di limitare al massimo i danni per l’occupazione e per il territorio. Bisognava però pensarci una decina d’anni fa, quando il «risiko» delle banche era solo agli inizi. Allora, ad esempio, si poteva cercare di proteggere le nostre Casse di Risparmio facendo far rete tra di loro. Anche se, ricordiamocelo, noi toscani siamo sempre attaccati ai piccoli campanili, a costo di suicidarci.

Claudio Turrini