Lettere in redazione
Pedofilia, cosa rispondere a chi si sente deluso dalla Chiesa
Ho deciso di scrivervi per esternare a codesto giornale cattolico la mia grande grande delusione verso la Chiesa oggi dopo tutti i fatti o meglio misfatti da parte di preti, che tutto sono meno che veri sacerdoti. Dico questo con grande amarezza d’animo da cattolico praticante alla soglia di 70 anni, padre, nonno che mi hanno allontanato da una fede che per me era l’unico vero rifugio dalle miserie della vita; e allora mi sovviene una domanda: dove è la Chiesa oggi? Dove era ieri se tutti i misfatti perpetrati erano coperti dai vertici stessi della Chiesa? Allora sono stato ingannato ieri e poiché certe schifezze sembra che avvengono anche oggi tutto seguita.
Nella mia ignoranza teologica mi si dirà che il sacerdote consacrato quando amministra i sacramenti rappresenta Gesù e quindi resta tutto valido a tal fine; va bene ma chi lo dice a quei bambini o bambine di ieri, oggi uomini e donne che hanno subito violenze che se le porteranno tutta la vita? Mi si risponderà che sono una minoranza nel mondo, ma la cosa a mio parere più grave è ed è stata l’omertà dei vertici della Chiesa nelle varie nazioni ed è per questo che mi sto allontanando dalla Chiesa con grande dolore e delusione perché non so più se è ancora la Chiesa vera, santa come mi è stato insegnato da bambino e poiché la Chiesa siamo tutti e non solo i sacerdoti ecco perché vi scrivo.
Carissimo Cassioli, ho preso in grande considerazione la sua lettera. Ne abbiamo anche discusso in redazione, avvertendo nel suo disagio il disagio di molti altri cattolici. Ed è per questo che al posto della mia risposta, che sarebbe poca cosa, lascio spazio, anche ampio (qui sotto), alle parole di un uomo di meditazione come Giancarlo Bruni: un religioso, un eremita (vive nell’eremo delle Stinche a Panzano in Chianti), che possa proporre a lei e a tutti noi «una riflessione a voce alta», come lui stesso la definisce.
Io mi limito a riportare un passaggio dell’omelia del Papa in Gran Bretagna il 18 settembre scorso (dopo che Benedetto XVI aveva già accennato al problema con i giornalisti durante il viaggio in aereo): «Qui penso anche alle immense sofferenze causate dall’abuso dei bambini, specialmente nella Chiesa e da parte dei suoi ministri. Esprimo soprattutto il mio profondo dolore alle vittime innocenti di questi inqualificabili crimini, insieme con la speranza che il potere della grazia di Cristo, il suo sacrificio di riconciliazione, porterà profonda guarigione e pace alle loro vite. Riconosco anche, con voi, la vergogna e l’umiliazione che tutti abbiamo sofferto a causa di questi peccati; vi invito a offrirle al Signore con la fiducia che questo castigo contribuirà alla guarigione delle vittime, alla purificazione della Chiesa ed al rinnovamento del suo secolare compito di formazione e cura dei giovani. Esprimo la mia gratitudine per gli sforzi fatti per affrontare questo problema responsabilmente, e chiedo a tutti voi di mostrare la vostra sollecitudine per le vittime e la solidarietà verso i vostri sacerdoti». (Benedetto XVI, i discorsi nel Regno Unito)
Signor Cassioli, la mia non è una risposta alla sua lettera ma una riflessione a voce alta a partire dallo scandalo da lei patito e dalle domande da lei poste: vale la pena restare in una simile Chiesa? La delusione patita può minacciare la stessa fede?
1. Vorrei partire da una riflessione sulla Chiesa. Lei scrive: «Non so più se è ancora la Chiesa vera, santa come mi è stato insegnato da bambino». Mi permetta, in tutta mitezza e umiltà, di parafrasare l’apostolo Paolo: «Quand’ero bambino, parlavo da bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Ma divenuto uomo, ciò che era da bambino l’ho abbandonato» (1Cor 13,11). Ho abbandonato cioè, e parlo per me stesso, una visione di Chiesa a una dimensione: o santa o peccatrice, per una visione di Chiesa, come insegnano i Padri, casta meretrix, insieme santa e peccatrice. Un insieme di disgraziati che continuano a esserlo settanta volte sette a cui viene fatta continuamente grazia settanta volte sette. Da qui il detto: Ecclesia semper reformanda, sia sempre in stato di conversione, un chiaroscuro in cammino verso una sempre maggiore chiarezza.
«Dov’è la Chiesa oggi?», lei si domanda ancora. È nel peccato, non siamo migliori di nessuno, è nella grazia, siamo amati da un Dio che in Gesù si è fatto commensale degli ingiusti (Lc 15,1) perché non vuole il sacrificio dell’iniquo ma che si converta e viva: «Misericordia voglio e non sacrificio» (Mt 12,7), ridare vita e non spegnere, ricomporre e non spezzare (Mt 12,15-21), compresa la vita dei preti pedofili.
Signor Cassioli, allo scandalo e alla delusione subita da parte di chi fa il male dobbiamo aggiungere lo scandalo e la gioia di un Dio non complice del male ma di chi lo compie, perché il Padre in Gesù non identifica l’uomo con il suo male ma ne cerca il riscatto dagli esiti incerti fino a svenarsi, un Dio folle e scandaloso: «Laddove è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia» (Rm 5,20) in e extra i perimetri istituzionali della Chiesa. Il fenomeno della pedofilia che ha visto coinvolti ministri ordinati, ma non è il solo tra i misfatti della Chiesa come ricorda l’elenco dei perdoni di Giovanni Paolo II, è dunque una vergogna e una umiliazione che domanda un ridiscendere al cuore del Vangelo. Per ricomprendere la Chiesa come segno di una umanità peccatrice visitata dai mai conclusi perdoni di Dio, e inviata a essere non ulteriormente agenzia di valori morali e dito puntato contro ma, ripeto, compagnia di disgraziati che ai disgraziati di ogni dove come noi possono dire: se Dio fa misericordia a me figurati a te alzati e cammina. Occasione dunque di uscita dall’ipocrisia e da altro ancora, come suggeriscono nuovi passaggi della sua lettera, l’esodo dall’omertà.
2. Sì, all’uscita dall’ipocrisia per un esserci evangelico si accompagna l’urgenza dell’uscita dalla menzogna. Innanzitutto non è più ammissibile risolvere la violenza fatta all’altro a una questione coscienza Dio mediazione ecclesiale, si chiami pure confessione, saltando la vittima: «Va prima a riconciliarti con il tuo fratello» (Mt 5,24). I disgraziati graziati sono chiamati nel pianto e in tutta umiltà a farsi buona notizia alle vittime da essi provocate, in modi e tempi i più diversi. Inoltre è falsità il privilegiare il ruolo e l’istituzione, nel caso la ministerialità ordinata, a scapito della vittima, tramite il sistema del silenzio che pone tutto a tacere: «Il sabato è fatto per l’uomo» e diventa idolo nel momento stesso del suo autoriferirsi.
Lo scandalo della pedofilia, ma non l’unico nella Chiesa, ha finito per smascherare queste menzogne insostenibili. E un certo risveglio a questo proposito sembra porsi in atto. La Chiesa è un insieme di eguali, tutti figli tutti fratelli tutti eredi, in cui la diversità dei ministeri e dei carismi è dono per il bene comune da svolgersi, come nel caso del ministero ordinato, «volentieri secondo Dio, non per vile interesse, ma di buon animo; non spadroneggiando sulle persone , ma facendovi modelli del gregge» (1Pt 5,2-4). Il che domanda il coraggio di un ripensamento circa le «modalità» di riconoscimento e di avvio a tale servizio o lavanda dei piedi. Rivisitazioni teologiche, psicologiche e strutturali.
Signor Cassioli, come vede la sua lettera non ha provocato risposte dirette a lei ma alla mia coscienza, partecipe della umiliazione, dello scandalo, del dolore e della delusione che attraversa tutta la Chiesa non solo per questo fatto specifico. Sono in gioco oggi un modo di pensare, di sentire e di vivere il cristianesimo che, come ricorda la Gaudium et Spes 19, se non evangelici rischiano di nascondere il genuino volto di Dio, di disamorare verso l’istituzione Chiesa e l’esercizio della autorità in essa e di allontanare dalla stessa fede.
Che fare? Prendere le distanze dall’ipocrisia e dalla menzogna e avvicinarsi sempre di più al Vangelo: nella Chiesa e nella storia, per quanto dato e sempre affidati alla benevolenza di Dio in Cristo, secondo il Vangelo. Non privando né l’una né l’altra di questo sapore e di questa luce. In questa prospettiva il fenomeno pedofilia può divenire occasione di conversione al sapersi Chiesa attraversata dal male che non nasconde il proprio male e che non ama il proprio male. Un desiderio di diversità tradotto in invocazione pubblica di perdono e in domanda di Spirito la nostra Chiesa da de-forme diventi sempre più dei-forme e cristi-forme a gioia umana.
Alla fine da ogni situazione di vergogna e di tenebra si esce lasciando spazio a chi ha il potere di far passare dal male al bene. E dicendo Chiesa, come lei signor Cassioli sottolinea, diciamo «tutti» noi nella solidarietà della «comunione dei santi peccatori». Il male di uno è il male di tutti, il bene di uno è il bene di tutti, e tutti devono essere aiutati da tutti e il popolo di Dio deve riavere voce in capitolo a riguardo dei ministri ordinati in sintonia con il suo diritto alla parola. Nella comune consapevolezza, come ha ricordato anche Benedetto XVI, che il male alla Chiesa non viene dall’esterno ma dall’interno.
In stima
Giancarlo Bruni