Lettere in redazione
Scuola paritaria, Regione e governo nazionale
Gentile direttore, non è passata inosservata la mozione per il reintegro dei fondi alle scuole paritarie presentata dall’Udc in Consiglio regionale e che ha trovato il voto favorevole anche del Pd. Una mozione che, vista la convergenza, è stata ovviamente approvata nonostante la ferma contrarietà dei gruppi di maggioranza afferenti alla sinistra radicale. Il centro-destra ha deciso di optare per l’astensione e credo che questa scelta sia stata una scelta di coraggio e di responsabilità.
Il punto è che non si possono fare dichiarazioni di principio, tutte animate da sentimenti anti-governativi, senza contestualizzarle e soprattutto senza prendersi le proprie responsabilità. Che senso ha approvare una mozione che rimprovera il Governo di fare poco per le scuole paritarie (rimprovero per altro sostanzialmente ingeneroso) quando questa Giunta nulla fa per dare corso alla libertà educativa impegnandosi ed investendo direttamente? Che senso ha fare la morale al Governo e poi bocciare, nel dicembre scorso, un emendamento al bilancio che impegnava la Giunta ad attivare, come in altre Regioni da anni accade, un fondo di rotazione a sostegno delle famiglie toscane meno abbienti che vogliono optare per un percorso scolastico pubblico non statale? Impegni in questo senso la sinistra toscana e lo stesso Presidente Rossi ne ha presi molti a parole a partire dalla sottoscrizione del documento del Forum delle Famiglie. Poi? Più nulla. In questo senso ho depositato un’interrogazione a risposta scritta per capire che cosa la Toscana vorrà fare per la scuola paritaria. Spero che l’impegno non sia solo quello di «alzare il ditino» contro il Governo.
Se la scuola paritaria è un valore allora la Regione ci investa seguendo, per esempio, il modello lombardo, altrimenti non faremo da spettatori a retoriche posizioni di principio o a rimproveri ad orologeria da parte di chi in questa Regione governa e quindi ha il dovere non tanto di votare mozioni che restano spesso lettera morta, ma di fare azioni concrete. Quelle aspettiamo e quelle come centro-destra ci impegneremo a sollecitare.
Sono d’accordo che non bisogna alzare il dito contro qualcuno soprattutto quando sullo stesso argomento non si ha la coscienza completamente a posto. Detto questo, però, mi permetto di obiettare ad alcune affermazioni di Stefania Fuscagni. La prima obiezione è che, se non sbaglio, per regolamento interno al Consiglio regionale, l’astensione equivale a votare «no». Per cui mi domando se sia stata davvero quella del Pdl (insieme a Italia dei valori e Lega Nord) «una scelta di coraggio e di responsabilità». Non sarebbe stato più coraggioso e responsabile una volta tanto andare oltre le divisioni partitiche e votare secondo coscienza (e questo vale anche a livello nazionale dove i ruoli di maggioranza e opposizione sono invertiti)? L’altra obiezione è che in questo caso il dito alzato contro il governo nazionale avevo un senso perché quei tagli alla scuola paritaria erano stati fatti. Poi sono in parte rientrati, almeno sulla carta, perché il finanziamento è stato legato alla vendita delle frequenze per il digitale terrestre. Quindi con una reale incertezza che non agevola certo il lavoro di tanti istituti anche qui in Toscana.