Lettere in redazione
Una legge per i familiari di disabili gravi e gravissimi
Parlamentari venite nelle nostre case. Venite a toccare con mano cosa significa assistere un disabile grave (due nel mio caso e non sono l’unica) tutti i giorni dell’anno, senza riposo notturno, senza ferie, senza festività ed andare anche a lavorare. Abbiate il coraggio di farlo, venite nelle nostre case! Il prepensionamento dopo 16 anni di richieste, petizioni, appelli, tragiche morti che era possibile evitare è un atto dovuto che la coscienza dovrebbe ricordarvi ad ogni vostro respiro. E non tengono le scuse della crisi economica e della mancanza di fondi perché sapete benissimo che un Paese civile (e ancora voglio credere che l’Italia lo sia!) i fondi per le emergenze li deve trovare sempre! Le nostre famiglie sono un’emergenza sociale che non può più attendere e se avete ancora dubbi, e anche se non li avete, venite nelle nostre case e vi posso garantire che il prepensionamento per noi troverete il modo di concederlo il giorno dopo! Basta attese, basta parole, basta contentini, venite nelle nostre case, le porte sono aperte, in tutta Italia, e vi posso garantire che ne uscirete più ricchi ma soprattutto più consapevoli di che cosa significa essere al servizio dei cittadini, così come il vostro mandato chiede. Altrimenti tornate pure nelle vostre case a godervi quella pensione che qualcuno si guadagna solamente dopo pochi anni di lavoro mentre a noi viene negata dopo decenni di massacrante attività in sostituzione di uno stato sociale morto e sepolto! A voi la scelta del motivo per cui sarete ricordati!
Una volta tanto, al posto della consueta lettera, ospitiamo un appello della presidente del Coordinamento nazionale famiglie di disabili gravi e gravissimi. Ci sembra importante rilanciare questa richiesta ai parlamentari perché approvino una legge, già approvata dalla Camera ma ferma al Senato, in materia di «Norme in favore dei lavoratori che assistono familiari gravemente disabili». Il testo unificato, che sarebbe la sintesi di ben 14 proposte di legge, è considerato «un primo punto di arrivo di istanze avanzate da anni da molte associazioni per riconoscere il lavoro di cura prestato a familiari disabili, quale titolo per il prepensionamento». La legge riguarda «i lavoratori che si dedicano al lavoro di cura e di assistenza di familiari disabili in condizione di totale inabilità lavorativa, aventi una percentuale di invalidità uguale al 100 per cento, che assume connotazione di gravità» e «che necessitano di assistenza continua poiché non in grado di compiere gli atti quotidiani della vita».
A questi lavoratori «è riconosciuto, su richiesta, il diritto all’erogazione anticipata del trattamento pensionistico, purché abbiano compiuto il cinquantatreesimo anno di età, a seguito del versamento di almeno venticinque anni di contributi previdenziali, di cui almeno diciotto annualità versate nel periodo di costanza di assistenza al familiare convivente disabile. Nel caso di handicap congenito, certificato da una struttura pubblica afferente al servizio sanitario nazionale, la costanza di assistenza è comunque calcolata dalla nascita. Il beneficio previdenziale di cui al presente comma è riconosciuto a condizione che il familiare disabile non sia stato ricoverato in modo continuativo in un istituto specializzato a tempo pieno». Questi i dati essenziali della legge che, chi vuole, può andare a leggersi per intero facendo una semplice ricerca in internet.
Andrea Fagioli