Lettere in redazione
«Europride», Lady Gaga come Martin Luther King
Caro direttore, ma che buffonata è stata quella del cosiddetto «Europride» di Roma? Gente vestita o svestita in tutti i modi. Gente con i rotoli di carta igienica in testa. Non posso nemmeno dire che sto invecchiando, perché ancora non è così, ma queste cose non le capisco proprio. Dove si arriva se si va avanti di questo passo?
Dove si arriva non lo so, caro Parisi, certo è che non si può liquidare l’«Europride» come una pagliacciata. Non lo si può non perché all’apparenza non lo sia, ma perché la questione è molto più seria anche se, in quello che si è visto a Roma, c’era davvero molta ostentazione. L’«Europride», per ammissione degli stessi organizzatori, è un «momento di visibilità europea di gay, lesbiche, bisessuali e transessuali», che quest’anno, in una rotazione continentale, si è svolto in Italia. I partecipanti, dichiarandosi orgogliosi della propria condizione, affermano di aver scelto «a testa alta i propri percorsi di vita con consapevolezza e libertà, nel riconoscimento del medesimo spazio di libertà di qualunque altra persona». Chiedono «norme e comportamenti che permettano il pieno sviluppo di questa libertà in chiave di uguaglianza. E dunque anche di laicità, ovvero nel rifiuto di una morale unica e vincolante, religiosa o meno che sia.
Nei Pride dicono ancora gli organizzatori si sviluppa questo valore generale partendo dal vissuto dei diversi orientamenti sessuali ed identità di genere secondo la logica irrinunciabile dell’autodeterminazione. In altre parole ogni scelta o condizione nella vita deve poter essere libera purché non rechi danno al prossimo».
A me sembra assolutamente non condivisibile che «l’identità di genere» possa essere autodeterminata e che ognuno possa essere libero di fare ciò che vuole «purché non rechi danno al prossimo». Non credo siano questi i valori sui quali si possa fondare una società. Lo stesso dicasi a proposito della rivendicazione da parte di «coppie gay e lesbiche e delle famiglie con figli cresciuti da genitori omosessuali o transessuali» di «leggi che le riconoscano secondo un principio di uguaglianza e con una varietà di istituti normativi per coppie di fatto o sposate» anche in vista della possibilità di adozioni. Gli organizzatori dell’«Europride» parlano di «gap inaccettabile e anti storico». Io parlerei di richiesta contro natura: un figlio ha bisogno di un padre e di una madre, non di due padri o di due madri. E qui non c’è religione o ideologia che tenga: è solo un fatto naturale.
Il problema è che queste manifestazioni contribuiscono a favorire quel clima culturale che tende a scardinare valori fondamentali per qualsiasi società civile come quello della famiglia e della coppia uomo-donna. E lo fa in nome di una falsa libertà e di una falsa emancipazione con leader mondiali che rispondono al nome di Lady Gaga di cui, per dovere di cronaca, ho seguito in diretta su Sky tutto il suo discorso al Circo Massimo. Poi, stando ad alcune cronache, ho saputo che qualcuno tra il pubblico avrebbe commentato così: «A’ Lady Gaga, ma che te sei magnata er bignami di Martin Luther King?». Al di là della simpatica espressione in romanesco, è proprio questo il problema: un tempo i discorsi di uguaglianza e di libertà, per ben altri motivi, li faceva uno come Martin Luther King. Adesso li fa Lady Gaga. Per me è inquietante.
Andrea Fagioli