Lettere in redazione
Digitale terrestre, un bene o un male?
Ho letto sul settimanale che è stato anticipato al prossimo novembre il passaggio al digitale terrestre anche per la Toscana. Non capisco però se è una buona o una cattiva notizia. Da una parte mi sembra che sarebbe l’ora, visto che la maggior parte di noi toscani non può ancora vedere programmi in chiaro trasmessi solo sul digitale. E, almeno per quelli trasmessi dalla Rai mi sembra anche ingiusto, visto che paghiamo il canone come chi li può vedere. Dall’altra leggo però delle preoccupazioni che ci sono per le piccole televisioni toscane e per i disagi che inevitabilmente incontreremo sia nella sintonizzazione dei programmi che per la ricezione in alcune zone, che forse non saranno neanche coperte dal segnale digitale.
L’anticipo dello «switch-off» (si chiama così lo spengimento del segnale televisivo analogico, che abbiamo utilizzato finora) di per sé non è una cosa negativa, visto che le regioni italiane non ancora coperte dal digitale terrestre sono rimaste poche. Con tutti i disagi che il lettore ci segnala, come l’impossibilità per molti toscani di vedere nuovi canali di Rai, Mediaset o La7, ma anche di poter seguire alcuni eventi sportivi che il servizio pubblico ha spostato sui canali Raisport (non presenti nel segnale analogico). Era dunque un passo da fare, e al più presto possibile (è previsto fra il 3 novembre ed il 2 dicembre 2011), purché tutto sia pronto. Che ci saranno disagi è inevitabile, come è già successo in altre regioni. Chi vorrà continuare a vedere la tv, sia pubblica che privata, dovrà avere un televisore abilitato (e lo sono tutti quelli venduti negli ultimi due anni) oppure dotarsi di un «decoder» (uno scatolino da poche decine di euro). Ma poi dovrà armarsi di pazienza per imparare a sintonizzare le stazioni. Allo studio ci sono facilitazioni economiche per i meno abbienti e anche la disponibilità di persone che aiuteranno i più anziani a compiere queste operazioni. Ma questo è il meno, sono disagi temporanei.
I veri problemi sono altri: da un lato la mancanza di frequenze disponibili per alcune piccole emittenti toscane (il governo le ha vendute ai gestori di telefonia e si è guardato bene di toglierle ai «grandi» network); dall’altro la conformazione del territorio toscano che sicuramente crearà grossi problemi di «copertura» del segnale (anche con l’analogico la terza rete Rai non arrivava ovunque). Il pericolo è che in ampie zone montane o periferiche il nuovo segnale digitale non arrivi e non si possa più vedere la televisione.
Poi c’è il rischio «speculazione», con gli antennisti che potrebbero approfittare delle difficoltà per costringere gli utenti a spese di ammodernamento degli impianti non necessarie. Le associazioni di categoria hanno detto che vigileranno. Speriamo che lo facciano.
Claudio Turrini