Lettere in redazione
Sacrifici, privilegi ed evasione fiscale
Sacrifici! Da qualche tempo sembra la parola d’ordine. Tutti: politici, economisti, amministratori, tutti ne parlano come il toccasana per la nostra società in grave difficoltà. Si raccomandano i sacrifici, ma si sottintende per gli altri. Sacrifici per la grande maggioranza di persone, non per quel (sempre numeroso) circoscritto numero di privilegiati. La cosa si giustifica in quanto incidere sugli stipendi di alcuni privilegiati sarebbe poco risolutivo nel complesso del debito pubblico. Tanto vale lasciare i privilegi così come sono. Non si vuol tener conto dell’aspetto psicologico ma sopratutto morale, di come questo modo di agire della nostra classe dirigente umilii e disaffezioni il cittadino comune.
I modi, le quantità e le percentuali di prelievo non sono concordate con le categorie come democrazia vorrebbe, non ci sono studi di possibilità reali ed obbiettive, ma solo fantasticherie che provengono da presunte necessità di bilancio. Una gran parte di queste risorse economiche prendono strade indecifrabili tramite appalti, concorsi, convenzioni, consulenze ecc. Vanno a formare quel triste elenco di ospedali di cartapesta, di strade mai aperte, di scuole che crollano sulla testa di bambini e così via. La consistente restante parte va nell’entropia del sistema finanziario dove solerti super tecnici continuano a danneggiare la collettività con l’architettura finanziaria. Questa finanza ha poco a che fare con il contribuente che vede i suoi sudati risparmi giocati come alla roulette di un casinò.
Il processo sembra inarrestabile, e lo è senza l’onestà, caratteristica virtuosa che sembra obsoleta ed assente almeno per i super bravi (luminari) delle più prestigiose università che ci ritroviamo sempre tra i piedi, tirati in ballo da ogni nuovo governo. Nei rarissimi momenti di onesta lucidità da più parti dell’arco parlamentare si riconosce che la pressione fiscale è insostenibile, che le aziende non possono farcela né reggere la concorrenza di prodotti e servizi esteri.
Comunque non si prendono mai provvedimenti in merito se non più complicati e peggiorativi. Intanto le categorie che secondo i professoroni danneggiano il fisco, lavorano con la testa dentro un cesso, stasano lavandini, riparano caldaie su terrazzi all’aperto. Così i muratori che scalano ponteggi sferzati dal vento di nord-est che porta la neve; ma loro vanno poco a sciare e della neve ne farebbero volentieri a meno. Anche l’ortolano sta con la porta della bottega aperta, perché lo spazio limitato non consente di tenerla chiusa. Anche lui non ha una posizione che i manager possano invidiare. Il falegname poi, è un evasore da spot televisivo! Eppure sovente ha sacrificato al suo lavoro un indice o un medio o tutte e due le dita, solo per un attimo di distrazione con gli utensili che usa.
Dobbiamo pur rilevare che se uno di questi dovesse lavorare con la rilassatezza e distrazione con cui altrove si affastellano e perdono le pratiche negli uffici, lui falegname non perderebbe solo due dita, ma tutte e due le braccia. Eppure si ha interesse a far credere che siano questi gli evasori del fisco con ville alle Bahamas. Ben altri sono i personaggi e le prassi consolidate che gravano e offendono il senso di giustizia, di uguaglianza e perfino di decenza. Possibile che nessuno di quanti sono stati deputati a vedere e controllare la cosa pubblica si vergogni? Che non ci sia il doveroso rispetto verso la dignità altrui e verso i diritti che derivano dall’aver ben espletato il proprio dovere? In effetti togliere la linfa vitale alla delinquenza, sia essa mafia, camorra o quant’altro sarebbe semplicissimo, basterebbe riportare la tassazione a livelli di sostenibilità e di equità che per uno stipendio o reddito d’impresa medio non può superare il 20%. Questa percentuale sono sicuro che sarebbe sufficiente per le spese utili e necessarie dello stato, ma non per i vizi e favoritismi che attualmente finanziamo in larga misura.
La lunga lettera (nonostante qualche taglio) dell’amico Federico Budini Gattai offre spunti su un tema molto sentito, quello delle tasse. Lascio a lui la parola e ai lettori le considerazioni. Dico solo che condivido la lotta ai privilegi, che anch’io valuto eccessiva la tassazione, ma aggiungo anche che l’evasione fiscale è e resta tale per tutti: non si può valutare a seconda della professione o dell’entità. E poi è noto che anche certi lavori, più o meno artigianali, diventano redditizi proprio perché «esentasse», ovvero «a nero».
Andrea Fagioli