Lettere in redazione
Politici incapaci di scelte coraggiose
Nicola Cirocco, nella sua lettera (pubblicata sul n. 17 del 6 maggio 2012: Tre proposte concrete per uscire dalla crisi) definisce concrete le sue proposte perché prescinde totalmente dal contesto socio-politico italiano globale. Sarebbe bello se i rapporti tra poveri e ricchi fosse di 1 a 5, ma quando negli Usa i capi azienda delle società quotate nel 2011 hanno guadagnato 261 volte più di un operaio, è pura utopia pensare che in Italia si possa fare una norma come quella suggerita da Cirocco: i nostri migliori se ne andrebbero. Aumentare l’imposta ereditaria e ridurre il limite di esenzione sono possibilità, ma prioritariamente in Italia, visto l’enormità del nostro debito pubblico, occorre pensare ad una patrimoniale. Ma il problema vero è quello di chi potrebbe portare avanti proposte ragionevoli ed attuabili. Sino a che avremo politici che fanno politica per professione e, quindi, sono costretti a curarsi solo di essere rieletti alla prossima scadenza elettorale c’è poco da sperare. Solo i cattolici potrebbero considerare la politica una vocazione da realizzare per periodi brevi come servizio. Dopo Todi aspettavamo un discorso concreto sulla buona politica, ma ancora non si è visto. Forse anche questa volta occorre ripartire dal basso.
Nella risposta alla citata lettera del signor Cirocco (leggi qui) avanzavo anch’io forti dubbi sulla praticabilità della proposta di sole cinque fasce di reddito lanciata da Adriano Olivetti oltre cinquant’anni fa. Questo non toglie che la disparità tra gli stipendi di certi manager e quelli di un normale lavoratore sia davvero eccessiva ed eticamente inaccettabile. Basta pensare agli stipendi e ai premi di buonuscita dei dirigenti della banche italiane (come i 40 milioni ad Alessandro Profumo, quando ha lasciato Unicredit), in un periodo in cui tra l’altro tutti gli istituti navigano in pessime acque. Stesso discorso per le pensioni. Possibile che nel nostro paese ci sia un signore che ogni mese riceve dall’Inps un assegno da 90 mila euro, quando il 14,7% dei pensionati (dati Inps 2009) prende meno di 500 euro e un’altro 31,8%, ben 5,3 milioni di persone, tra 500 e mille euro?
Quanto al sistema politico italiano, complice anche una legge elettorale nefasta che rende gli eletti dei «nominati» dai capi partito, sembra davvero incapace di operare scelte coraggiose. E infatti ha delegato ad un governo di tecnici il compito di rispettare quegli impegni che Silvio Berlusconi aveva preso con l’Europa e che comportano provvedimenti impopolari, come il ritorno dell’Imu o i tagli al bilancio dello Stato. È una situazione di emergenza che può essere utile nel breve periodo. Ma se non si riforma la legge elettorale e non si rivitalizzano dal basso i partiti politici, il Paese non uscirà dalla crisi. E qui il contributo dei cattolici, come ci ha ricordato Benedetto XVI nella sua recente visita in Toscana, è fondamentale. «Alla sfiducia verso l’impegno nel politico e nel sociale ha detto il Papa , i cristiani, specialmente i giovani, sono chiamati a contrapporre l’impegno e l’amore per la responsabilità, animati dalla carità evangelica, che chiede di non rinchiudersi in se stessi, ma di farsi carico degli altri». E «ai giovani» ha chiesto «il coraggio di osare», «pronti a dare nuovo sapore all’intera società civile, con il sale dell’onestà e dell’altruismo disinteressato».
Claudio Turrini