Lettere in redazione
Caso Orlandi, perché aprire quella tomba?
Con tutti gli arretrati che ha da recuperare la giustizia italiana si imbarca in costose e ridicole analisi delle ossa di un ex cimitero vecchio di secoli nella «speranza» di trovare i resti di una ragazza (Emanuela Orlandi) rapita 20 anni fa. Ma i nostri detectives pensano davvero che volendo far sparire l’assassino e i suoi complici non hanno trovato di meglio che seppellirli in una basilica? E il tutto è stato scatenato da un programma Tv. Gli antichi dicevano che gli dei fanno ammattire chi vogliono rovinare. Nel nostro caso se lo meritano.
Credo invece che la ricognizione su quella sepoltura (oggettivamente «scandalosa») di Enrico De Pedis, boss della banda della Magliana, nella basilica di Sant’Apollinare, a Roma, fosse opportuna, proprio per fugare anche il minimo dubbio su una vicenda che come tante altre in Italia, dalla morte di Enrico Mattei alla strage di Brescia è avvolta da troppi misteri e depistaggi. È vero che certi programmi tv c’hanno marciato sopra, ipotizzando scenari alla Dan Brown, ma il desiderio dei familiari di Emanuela di conoscere la verità va rispettato.
Claudio Turrini