Opinioni & Commenti

Le relazioni con gli altri nell’epoca degli iperconnessi

Negli anni, il web e i social network – a mano a mano che entravano sempre più «nelle tasche» di tutti attraverso smartphone e dispositivi sempre più performanti – sono stati al centro di molte preoccupazioni nel dibattito pubblico. Uno degli effetti, forse il più deleterio, è aver spesso proiettato il tema verso l’alto, come se l’essere connessi coincidesse con una dimensione complicata e fuori portata rispetto all’essere umano. Il rischio è aver suggerito a molti una sorta di disimpegno, nell’attesa che qualcuno facesse qualcosa, che «sistemasse internet» e i suoi rischi.

Se si legge il messaggio del Papa di quest’anno, la prospettiva è capovolta. Quella online è una sfida di rete e in rete va affrontata: non c’è qualcuno che se ne deve occupare più degli altri, non c’è nessuno che se ne può sentire escluso: la rete richiede «la compartecipazione di tutti gli elementi».

Lo stesso messaggio del Papa è generativo e non conclusivo: non dice cosa fare e come; suscita interrogativi, solleva questioni, per stimolare poi ciascuno a trovare e percorrere la sua strada come nodo attivo della rete. Da questo punto di vista, le tre metafore presenti nel messaggio sono molto suggestive. La prima, quella della rete che deve trasformarsi in comunità, ci fa porre una domanda su come costruiamo le nostre relazioni con gli altri online: ci rifugiamo in cerchie omogenee che si uniscono identificandosi in base a un nemico, o in comunità che creano relazioni e sono capaci di includere l’eterogeneità e le differenze, in una parola le persone? A questa prima metafora segue la seconda, presa dalla lettera agli Efesini, «siamo membra l’uno dell’altro»: se c’è un luogo dove possiamo percepire in modo potente l’interdipendenza degli esseri umani è proprio la rete, dove nessuno può pensare che le sue foto, le sue parole, i suoi like rimangano azioni isolate, perché sono sempre atti di comunicazione che incidono sulle vite degli altri costruendo o distruggendo relazioni.

Infine, il passaggio dal like all’amen, apparentemente il più complesso, ma di fatto il più evidente: la dimensione online non solo non può sostituire quella offline, ma ne può essere attesa e complemento. Non è un caso che il tema dell’accettazione dell’altro nell’incontro sia il culmine del messaggio e che sia posto in continuità con la costruzione di comunità non autoriferite, ma interdipendenti: sono sfide che, se ci pensiamo bene, non riguardano internet come dimensione separate e a sé, ma sostanzialmente la vita che viviamo ormai da esseri umani interconnessi.

Il testo integrale del messaggio di papa Francesco per la Giornata delle comunicazioni sociali 2019