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Manovra economica bocciata. Moscovici, «la porta del dialogo con Roma rimane aperta»
I conti non tornano e l’Italia finisce sulla graticola. «Per la prima volta la Commissione è costretta a richiedere a uno Stato membro di rivedere il suo Documento programmatico di bilancio. I chiarimenti ricevuti con la lettera del ministro Giovanni Tria non erano convincenti». Valdis Dombrovskis, vicepresidente responsabile per l’euro e la stabilità finanziaria, si dice persino «dispiaciuto» nel rendere nota la decisione con la quale l’esecutivo, martedì 23 ottobre, di fatto boccia la manovra economica del governo guidato da Giuseppe Conte e la rispedisce al mittente, dando tre settimane di tempo per formularne una nuova oppure correggere «in maniera significativa» quella attuale. Del resto, dice Dombrovskis, «la zona euro si basa su una questione di fiducia; se viene erosa, ne sono danneggiati tutti gli Stati membri e la moneta unica».
«Non è una sorpresa». «Il parere adottato dalla Commissione non dovrebbe essere una sorpresa per nessuno, in quanto il progetto di bilancio del governo italiano rappresenta una deviazione chiara e intenzionale dagli impegni assunti dall’Italia lo scorso luglio». Pierre Moscovici, commissario per gli affari economici e finanziari, aggiunge il «carico» nel commentare la decisione illustrata in una conferenza stampa a Strasburgo interamente dedicata all’Italia. La Commissione riscontra nel Documento programmatico di bilancio presentato dal governo giallo-verde una «inosservanza particolarmente grave della raccomandazione in materia di bilancio che il Consiglio ha rivolto al Paese il 13 luglio 2018». Consiglio nel quale, specifica, il governo italiano era presente e d’accordo.
Una posizione, quella della Commissione, decisa all’unanimità, «inedita e netta», sottolinea Moscovici. Per poi aggiungere: «Tuttavia non chiudiamo la porta: desideriamo infatti continuare un dialogo costruttivo con le autorità italiane. Accolgo con favore l’impegno del ministro Tria in tal senso e dobbiamo procedere in questo spirito nelle prossime settimane».
Fardello pesante. In sostanza la Commissione europea chiede all’Italia di presentare una nuova bozza di bilancio. I problemi rilevati riguardano il deficit eccessivo e le mancate misure per ridurre il debito. «Avendo tenuto conto di tutti i fattori e avendo già consultato le autorità italiane, la Commissione ritiene – si legge in una nota che accompagna la decisione odierna assunta a Strasburgo – che il Documento programmatico di bilancio dell’Italia per il prossimo anno presenti una deviazione grave rispetto alle raccomandazione del Consiglio» del luglio scorso.
Dombrovskis insiste: «Il debito italiano è tra i più elevati d’Europa e del mondo»: si tratta di un «fardello che grava sull’economia, sui possibili investimenti», sulla possibilità di effettuare riforme, e, in ultima analisi, «sulle generazioni a venire», cioè sul futuro del Paese.
Tutti i numeri. Nel corso della conferenza stampa, i commissari Moscovici e Dombrovskis sottolineano gli aspetti tecnici, ma soprattutto quelli politici, della decisione di respingere la bozza di manovra finanziaria. La valutazione della Commissione «indica – spiega più precisamente la nota scritta – uno scostamento significativo dal percorso di bilancio indicato dal Consiglio», che aveva raccomandato all’Italia «di apportare un miglioramento strutturale dello 0,6% del Pil». Lo schema di bilancio presentato dall’Italia prevede invece «un deterioramento strutturale pari allo 0,8% del Pil» nel 2019. «Il fatto che il documento programmatico di bilancio preveda un’espansione fiscale vicina all’1% del Pil, mentre il Consiglio aveva raccomandato un aggiustamento di bilancio, e le dimensioni della deviazione (un divario dell’1,4% circa del Pil, pari a 25 miliardi di euro) non hanno precedenti nella storia del Patto di stabilità e crescita».
Miliardi sprecati. La Commissione sottolinea ancora: «Il rapporto debito pubblico/Pil dell’Italia, pari al 131,2% nel 2017, è il secondo più alto dell’Unione europea in termini relativi e tra i più alti al mondo. Ciò equivale a un onere medio pari a 37mila euro per abitante». Inoltre «i costi del servizio del debito assorbono un importo notevolmente maggiore di risorse pubbliche in Italia rispetto al resto della zona euro, a discapito della spesa produttiva del Paese. Ad esempio, la spesa per interessi dell’Italia nel 2017 è ammontata a circa 65,5 miliardi di euro, pari al 3,8% del Pil, sostanzialmente la stessa quantità di risorse pubbliche destinate all’istruzione».
La Commissione non fa più sconti e richiama l’Italia applicando una sorta di «principio di precauzione» a difesa dell’intera eurozona: «Tra il 2015 e il 2018 l’Italia è stata il principale beneficiario della flessibilità, per un importo dell’ordine di 30 miliardi di euro. Tale flessibilità ha sostenuto l’attuazione delle riforme strutturali e gli investimenti, e ha aiutato l’Italia a far fronte a eventi eccezionali, quali le minacce alla sicurezza, la crisi dei rifugiati e i terremoti». Negli ultimi anni l’Italia «ha beneficiato di notevoli aiuti mediante finanziamenti sostenuti dall’Ue ed è il secondo maggior beneficiario del ‘piano Juncker’. L’Italia è inoltre il secondo maggiore beneficiario anche dei Fondi strutturali e di investimento europei: nel periodo 2014-2020 il Paese ha ricevuto 44,7 miliardi di euro per sostenere, tra l’altro, la competitività delle piccole e medie imprese, la creazione di posti di lavoro, la ricerca e l’innovazione, la protezione dell’ambiente…». Come a dire: non ci sono più scuse. Un disavanzo pubblico pari al 2,4% del Pil, come quello preventivato dal governo, non è accettabile per la Commissione, che ha ottenuto, per questo parere, il sostegno di tutti gli altri Paesi Ue.
Reazioni da Roma. Il rischio che si profila per l’Italia è l’apertura di una procedura di infrazione per debito eccessivo. Non si tratterebbe di una novità per l’eurozona, ma i problemi correlati sono notevoli: possibile innalzamento dello spread, pericolo sul fronte mutui e risparmi, venir meno della fiducia degli investitori internazionali e fuga di capitali all’estero. Ma non sembra quella la direzione in cui l’Ue intende procedere: «La Commissione non vuole certo sostituirsi al governo italiano sulle scelte economiche, semmai indica una correzione di rotta nell’interesse dell’Italia e degli italiani», affermano i commissari. Moscovici specifica: «In un Paese con 6 milioni di persone povere, la lotta alla povertà è essenziale. In un Paese che ha subito la tragedia del crollo del ponte di Genova, gli investimenti per le infrastrutture sono una necessità… Ma tutto questo va inserito in una manovra che sia sostenibile. E aumentare il debito pubblico non denota una strategia intelligente». Da Roma non mancano immediate e violente reazioni. A caldo, il vicepremier Matteo Salvini afferma che «il governo non arretra» e sbotta: «Non state attaccando un governo, ma un popolo». Nelle prossime ore e nei prossimi giorni il tema sarà in cima all’agenda di Conte e Tria.