Opinioni & Commenti
La Chiesa di Francesco, le resistenze, gli scandali e i turbamenti del Popolo di Dio
Di questa vicenda, che vede coinvolto nel ruolo di «accusatore» l’ex nunzio apostolico a Washington, si sono date molteplici letture, che hanno suggerito l’esistenza di una vera e propria strategia per arginare e compromettere le forme e i contenuti del governo della Chiesa da parte di papa Francesco. È certamente vero che le scelte di un pontificato che sposta il baricentro della vita ecclesiale dalle curie episcopali alle parrocchie delle ultime periferie del mondo, che denuncia i limiti e l’ingiustizia strutturale del sistema economico e sociale, che fa dell’accoglienza del sofferente e del migrante un dovere di umanità, che fa del creato lo spazio che l’umanità abita e di cui è responsabile, che si pone la questione del ruolo di giovani, anziani, donne e famiglie per la vita della famiglia umana, confliggono in modo palese con quella che è la linea politica di alcuni grandi attori dell’attuale fase storica. La politica dell’amministrazione Trump, così come quella che anima la politica di molti paesi europei, compresa l’Italia, privilegiano lo scontro e la divisione alla ricerca di cammini comuni e si alimentano di una continua ricerca del «nemico», identificato ora con le esigenze economiche di altri paesi ora con presunte «invasioni» migratorie.
Il quadro complessivo nel quale la Chiesa di Francesco si muove è dunque estremamente difficile ed è reso ancor più complesso dal fatto che la Chiesa non vive solo una evidente dialettica con quelle che sembrano essere le linee dominanti di questa fase storica. Quelle tensioni e quelle paure sono anche dentro la Chiesa, che come Popolo di Dio non è separata dall’umanità ma vive e condivide «le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi» (GS 1). Questo stato di cose, che è costitutivo della comunità dei credenti, fa sì che timori, resistenze e dubbi attorno alle scelte, alle parole e ai gesti di Francesco si intreccino a fragilità e lacerazioni presenti da anni a tormentare le membra vive della Chiesa. Il riemergere della tragedia della pedofilia nella Chiesa, utilizzata come arma per attaccare il Papa, si salda alla vicenda degli scandali economici e finanziari e a quelli relativi alle consorterie di potere più o meno organizzate dentro la curia romana che erano emerse già durante il pontificato di Benedetto XVI.
E tutto questo contribuisce a tracciare il volto di una comunità ecclesiale che vive nella propria storia quotidiana gli effetti di quelle forze che oggi segnano la crisi, forse terminale, di tante strutture politiche, sociali ed economiche e più ampiamente di un intero assetto culturale. Per il salutare paradosso che da sempre anima la vita della Chiesa queste dinamiche, certo dolorose, acquistano tuttavia una funzione storica cruciale se lette nella logica sapienziale della Scrittura. Lo scandalo, il dubbio, il timore e le sofferenze che ad essi conseguono portano con sé il bisogno di tornare alla fonte viva della Parola e ad operare una riforma che non è soltanto mutamento di strutture e di rapporti gerarchici ma prima di tutto ritorno dei credenti ad una vita conforme al Vangelo. E del resto è proprio in questa salutare «dialettica» che è propria della Chiesa che si radicano scelte, come l’opzione per i poveri, che sono l’espressione di un pontificato che ha la sua cifra nella «misericordia» intesa come pratica quotidiana di una sequela Christi che mette il Vangelo davanti a tutto.
Questo aiuta a capire il perché di un turbamento interno al Popolo di Dio che riemerge proprio in quei contesti, quelli della minoranza «ricca» del mondo, in cui la Chiesa ancora fatica a cogliere nella «secolarizzazione» uno dei grandi segni dei tempi, che riporta la fede alla sua dimensione «storica», cioè al suo essere destinata ad una umanità che è «storia». In questo senso la vicenda delle accuse agostane a Papa Francesco si salda alle critiche e agli attacchi che sono stati indirizzati a tanti vescovi o a tante associazioni di cristiani che hanno cercato di essere quel «lievito» evangelico di cui parla Gesù.
La Chiesa vive la frammentazione del mondo presente: vive tante crisi in contesti storico-geografici diversi, dall’Irlanda agli Usa, dal Sud America all’Europa, dalla questione tragica e inaccettabile della pedofilia alla tentazione del potere e del denaro. Eppure, tutte queste tribolazioni stanno dentro un crinale storico che è comune e si manifestano là dove il Popolo di Dio riconosce il peccato e il male dentro e fuori di sé. Le tensioni che ne scaturiscono hanno un loro valore nella misura in cui sono legate alla capacità propria del Vangelo di provocare alla conversione e alla riforma ogni realtà storica, sia essa un contesto sociale, un universo culturale, un sistema economico o la stessa comunità dei credenti che troppo spesso si dimentica della Parola per ridurre l’espressione della fede a semplice etica.