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I santi: nella misericordia l’umanità di Dio e l’avvenire divino dell’uomo

Questa si realizza in modo speciale nell’Eucaristia, dove incontriamo Gesù risorto e in Lui siamo profondamente uniti a tutti i nostri fratelli e sorelle che abitano la terra o che già sono entrati nell’eternità. È proprio alla mensa della Parola e del Pane che ci viene offerta l’occasione di conoscere, attraverso il vangelo delle Beatitudini (Mt 5,1-12a), il ritratto vivente dei Santi, dei discepoli di Cristo, di coloro che indicano un modo diverso di vivere nel mondo, di orientare la storia su strade di autentica umanizzazione.

Tra le nove beatitudini che tratteggiano il volto stesso di Gesù e di tutti coloro che lo seguono, una colpisce particolarmente: «Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia» (Mt 5,7). In tutte le altre, infatti, la promessa contiene un di più, porta più lontano: «Coloro che piangono saranno consolati, i miti erediteranno la terra…».

Ai misericordiosi, invece, Gesù promette nient’altro che quello che già vivono. La misericordia, infatti, è pienezza di Dio e degli uomini, è Dio stesso. I misericordiosi sono già parte della vita stessa di Dio, che «è misericordioso e pietoso, lento all’ira, ricco di grazia e di fedeltà» (Es 34,6), che è compassione, tenerezza e perdono infinito, «perché il suo amore è per sempre» (Sal 136). La parola di Gesù, «Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro» (Lc 6,36), fa eco al comandamento del Levitico: «Siate santi, perché io, il Signore, Dio vostro, sono santo» (19,2). Alla santità Gesù ha dato quindi il volto della misericordia, il più puro riflesso di Dio in una vita umana.

La misericordia è allora l’umanità di Dio e l’avvenire divino dell’uomo. «Con la misericordia verso il prossimo tu assomigli a Dio» ci ricorda ancora Basilio il Grande: e proprio in questi giorni sentiamo più forte l’esigenza di vivere le opere di misericordia corporali e spirituali, iniziando dall’ultima, che ci chiede di pregare Dio per i vivi e per i morti.