Opinioni & Commenti
Da Francesco d’Assisi a Francesco di Roma
Ad Assisi e dintorni possiamo «fare il pieno di Francesco», illuminati ed estasiati dall’arte e dalle meraviglie del Creato: il complesso del Sacro Convento e delle tre Basiliche, l’Eremo delle carceri destinato alla cura dei poveri e dei lebbrosi, San Damiano dove una voce gli disse: «Francesco, va’ e ripara la mia casa…», il «tugurio» di Rivotorto ed ancora La Foresta dove Francesco giunse nel 1225, e scrisse l’immortale Cantico delle Creature, ed infine la Porziuncola dove il santo morì, sulla nuda terra, nella notte tra il 3 e 4 ottobre 1226.
E ad Assisi (e non solo) è impossibile non pensare, non «desiderare» l’altro Francesco di oggi, che nella sua prima enciclica, confessa d’aver «preso il suo nome come guida e come ispirazione nel momento dell’elezione a Vescovo di Roma».
In coerenza col suo «nuovo» nome, Francesco (Papa) continua a spingerci «in uscita» con audacia, verso le periferie esistenziali, dove maggiori e più scandalosi sono i diritti negati ai nostri fratelli esclusi, così come continuamente ci ricorda la «cultura dello scarto» che non risparmia nessuno, finendo per generare violenza e morte, spiazzandoci tutti, mettendo a difesa della sua casa un cordone di guardie svizzere speciale: clochards, senza fissa dimora, mendicanti, persone ignorate e rifiutate da tutti. Che benefico pugno nello stomaco per tutti noi che ci gloriamo del nome di Cristo. E non risparmia nemmeno i «grandi». Ne ha dato ampia prova nel suo recente viaggio a Cuba e negli Stati Uniti.
Come Francesco d’Assisi, anche Francesco di Roma non ha paura di «fare confusione», convinto com’è che la nostra fede è sempre rivoluzionaria. Anche per questo, ripetiamo anche noi: «Laudato si’ mi Signore».