Vita Chiesa
8XMille, i progetti in Toscana: la chiesa dell’Immacolata a Piombino restituita alla comunità
Ventiquattro settembre 2022: dopo due lunghissimi anni, di trepidante attesa, finalmente la Chiesa dell’Immacolata di Piombino riaprì le sue porte. Un giorno di grande festa per Piombino e i piombinesi: la parrocchia dei frati, dopo il crollo di una parte del tetto, tornava alla propria comunità! Tutto l’intervento è stato eseguito grazie al contributo dell’8xmille, nell’ambito del restauro dei Beni culturali della Conferenza episcopale italiana e alle risorse messe a disposizione dalla parrocchia dell’Immacolata Concezione e San Cerbone, nonché dalla diocesi di Massa Marittima – Piombino.Quel luogo rimasto in silenzio per due lunghi anni, adesso ha ripreso vita: è tornata a essere familiare la presenza delle persone, dei bambini e dei ragazzi dei vari gruppi parrocchiali, il brusio delle voci dei tanti presenti che si salutano dopo essersi finalmente ritrovati nella loro chiesa, e che gioiosi e con tono rassicurante si dicono: «Ce l’abbiamo fatta! Finalmente abbiamo di nuovo la nostra bella chiesa!».La cerimonia venne ufficialmente aperta con Il saluto e le parole del vescovo Carlo Ciattini «Insieme di nuovo a casa. Qui in un luogo che è casa, quanto di meglio si può desiderare. Questa è particolarissima, casa di Dio ma dove “vivono” tutte le persone della parrocchia». La casa è dimora degli affetti e chi, in effetti, tra i piombinesi non è mai stato accolto dai frati, anche solo alla ricerca di una parola di conforto, o di ospitalità in un momento di difficoltà. Tra i presenti anche il sindaco che sottolineò: «Oggi viene restituito ai fedeli un luogo di culto, ma alla città di Piombino viene restituito un luogo dall’importante valore artistico, in cui ogni cittadino si è trovato a vivere momenti importanti della sua vita».Un legame che anche il parroco fra’ Federico Martelli a pochi giorni dalla riapertura evidenziava: «Questa chiesa e tutta la realtà dell’Immacolata sono molto care a tutta la città. Tante persone ci dicono “questa è la mia chiesa”, perché hanno vissuto qui appuntamenti importanti della loro vita (il battesimo, la comunione, il matrimonio…). Nel passato, grazie al campo sportivo e alla casa del fanciullo, l’Immacolata è stata ritrovo di tanti ragazzi, alcuni dei quali erano anche inseriti nelle attività della parrocchia o negli Scout. Inoltre grazie all’opera “Giustino Senni”, con l’istituto dei minori condotto delle suore Minime del Sacro Cuore, questo luogo è stato frequentato da tante persone, che nel tempo hanno maturato un forte senso di appartenenza a questa realtà».I lavori di ristrutturazione, secondo fra’ Federico, sono stati un’occasione importante per rafforzare lo spirito della comunità: «Fin da subito abbiamo letto il crollo del tetto come un’immagine della Chiesa di persone, sempre minacciata dalle crepe della divisione e scossa dalle logiche mondane. Quindi abbiamo cercato di “lavorare” prima di tutto prendendoci cura delle relazioni fra di noi e con il Signore. Poi, naturalmente, ci siamo dovuti occupare anche dei mattoni e delle tegole… Abbiamo organizzato diverse iniziative di raccolta fondi; alcune molto semplici e popolari come le pizzate estive nel piazzale del convento, i mercatini di beneficenza con i lavori di abili parrocchiane, la vendita di un libro sulla storia della parrocchia. Inoltre, in queste settimane diversi parrocchiani stanno lavorando sodo per rendere bella e accogliente la chiesa e lo spazio circostante in vista della riapertura».Presente alla cerimonia anche l’architetto che ha diretto i lavori, Stefano Finelli, che ha avuto modo di presentare ai partecipanti i lavori di restauro. Prima ha spiegato la sequenza dei fatti del 25 settembre 2020, la fatidica data del crollo: la pioggia, la totale mancanza di guaina protettiva, la polverizzazione dell’impalcato in laterizio, la marcescenza di una trave a causa delle infiltrazioni d’acqua e il conseguente cedimento della trave sulle volte. Ai tempi, le volte delle navate laterali mostravano già un quadro fessurativo diffuso molto complesso, mentre la situazione delle volte centrali era decisamente differente. Le lesioni più evidenti si erano manifestate in chiave agli archi, nel prosieguo del muro del sottotetto soprastante e sulle direttrici e gli attacchi dei muri perimetrali delle volte. In conseguenza dell’analisi statica e alla luce dei saggi esplorativi, l’intervento di restauro ha preso in esame due scelte progettuali principali: una sulle volte delle navate e una sul sistema statico degli archi trasversali delle navate laterali. L’intervento sulle navate ha visto il consolidamento delle volte mediante placcaggio estradossale attraverso l’uso di fasce in fibra di basalto e acciaio inox, l’ancoraggio alle strutture perimetrali, l’inserimento di capriate doppie in corrispondenza dei setti murari sopra gli archi a sesto acuto delle navate laterali, volte a incrementarne la durabilità e la funzionalità del fabbricato attraverso un riequilibrio statico dei carichi e del trasferimento degli stessi alle strutture sottostanti.Lo scopo dell’intervento è stato di realizzare una serie di operazioni di restauro conservativo e interventi strutturali non invasivi, secondo un principio allargato di non iatrogenicità, oltre specifiche opere per garantire la conservazione e la manutenibilità nel tempo. Il percorso di restauro conservativo ha permesso di salvaguardare e ristabilire la piena funzionalità dell’edificio e garantire il miglioramento della resistenza statica e sismica. Il quadro di intervento illustrato è stato un percorso che ha portato la chiesa a uscire da uno stato di emergenza dovuto alla carenza di interventi degli anni passati e aumentare il principio di antifragilità.