Cultura & Società
8 settembre ’43: la breve illusione di pace
Alle 21 del 10 settembre una cannonata tedesca spegne il proiettore che illumina il porto per accertarsi che i tedeschi lascino l’approdo: da parte italiana entrano in azione le batteria situate in diversi punti della zona. Contemporaneamente comincia anche a terra uno scontro con i reparti tedeschi.
A questo punto il generale De Vecchi, che si trova a Massa Marittima, ordina di rilasciare i prigionieri. Inizialmente i difensori si oppongono, ma poi vista l’inutilità di continuare la lotta mentre il resto d’Italia è invaso dai tedeschi, anche Piombino è costretta ad arrendersi. All’alba del 12 settembre le truppe tedesche occupano la città, uccidendo un marinaio.
Si è combattuto invece al passo della Futa dove una compagnia di paracadutisti e una di bersaglieri si è opposta alle colonne corazzate tedesche. Poco hanno potuto i fucili italiani contro i carri armati.
Alcuni paracadutisti riusciranno a raggiungere l’Italia del sud. Dieci mesi dopo torneranno per partecipare alla liberazione della Toscana con lo Squadrone F, il 1° Squadrone da ricognizione «Folgore».
Piombino, isola d’Elba, passo della Futa, sono alcuni degli episodi che in Toscana segnarono l’8 settembre. Un giorno che sembrava portare la pace ed era invece la premessa di tante tragedie.
Il suo nome rimarrà legato a quel documento forse una capitolazione più che un armistizio che cambiò, nel bene e nel male, le sorti dell’Italia e, con esso, quelle del secondo conflitto mondiale.Castellano non è figura molto conosciuta, al di fuori degli storici, eppure ebbe un ruolo fondamentale nelle vicende di quell’estate drammatica di 60 anni fa. Fu uno dei protagonisti prima dell’operazione segreta che condusse all’arresto di Mussolini, poi delle trattative che portarono all’Armistizio.