Caritas

8 per mille, per le Caritas toscane un aiuto fondamentale

Intervista al delegato regionale Caritas don Emanuele Morelli


«Una firma che fa bene»: così recita la campagna per la promozione dell’8 per mille alla Chiesa cattolica. A trasformare i fondi che arrivano alla Chiesa in opere di carità sul territorio ci pensano le Caritas, che cercano di essere «carezza» per tutti: lo spiega don Emanuele Morelli, delegato regionale delle Caritas della Toscana.


Quanto sono importanti fondi 8xmille per le opere di carità che vengono portate avanti nelle diocesi toscane?
«I fondi 8xmille per le opere di carità sono fondamentali. Alcune delle nostre Caritas, attraverso i loro “enti gestori” partecipano a bandi pubblici per sostenere servizi in convenzione ma tutte utilizzano le risorse dell’8xmille della carità per sostere i percorsi quotidiani di prossimità ai poveri. Sono risorse che permettono alle nostre chiese locali, attraverso l’organismo pastorale Caritas, di essere quella chiesa “ospedale da campo”, verso la quale ci spinge sempre papa Francesco, e come il “pescatore” di Fabrizio de Andrè che “versò il vino e spezzò il pane, per chi diceva: ho sete, ho fame”, una chiesa che si fa prossima a chiunque è nel bisogno, senza alcuna distinzione.
I fondi 8xmille per le opere di carità permettono alle Caritas in toscana di essere “la ‘carezza’ misericordiosa del Signore, attraverso la ‘mano’ della sua Chiesa. Una carezza che esprime la tenerezza, la vicinanza del Padre” (Papa Francesco alle Caritas, 2016). In molte diocesi questi fondi sono ultilizzati anche per sostenere gruppi, associazioni e movimenti ecclesiali che hanno una mission specifica, penso ai Centri di aiuto alla vita, alle associazione che si occupano di persone straniere o detenute, malati, o minori… È la scelta di sostenere una carità “diffusa”».
In che modo questi fondi vengono tradotti quotidianamente in attività concrete?
«In tutte le Caritas della Toscana i fondi 8xmille per le opere di carità vengono utilizzati per sostenere il cuore del servizio Caritas che è l’ascolto. Dall’ascolto dei bisogni nascono i servizi, le opere segno: le mense, la distribuzione di pacchi spesa e del vestiario, gli empori. Ma la povertà alimentare è, però, solo la punta dell’iceberg. È una povertà sintomatica che nasconde, ed è qui la vera sfida per le Caritas della Toscana, l’ascolto e l’intervento di bisogni più profondi. Come testimoniato dai dati del “Rapporto povertà Caritas Toscana”, nei nostri territori, ci sono tante famiglie (28.142 in Toscana nel 2022, come una città più grande di Pontedera e Cecina) che fanno fatica a sostenere il “caro vita”, che vivono il dramma di avere un “lavoro povero”, che sono soggette al fenomeno dell’indebitamento derivante dal credito al consumo, che non ce la fanno a offrire ai loro figli le stesse opportunità dei loro coetanei (povertà educativa). Per tutti questi bisogni i fondi Cei 8xmille permettono alle Caritas della Toscana di costruire progetti e servizi».
Quali sono i segni della presenza della Caritas che ogni abitante della Toscana può trovare intorno a sé, e a cui si può rivolgere per chiedere o per offrire aiuto?
«Sicuramente le Caritas parrocchiali. Laddove la parrocchia è ancora il segno della prossimità della Chiesa alla gente, perché “casa tra le case” c’è una Caritas parrocchiale, un Centro d’ascolto, un tempo e uno spazio dedicato ad ascoltare, accogliere, accompagnare le persone, con le loro domande di aiuto, i loro bisogni troppo spesso inespressi. In una logica di sussidiarietà, poi, dove non arriva una Caritas territoriale è compito della Caritas diocesana accompagnare, sostenere, far crescere le realtà territoriali. Siamo consapevoli che il compito di ogni Caritas diocesana è quello di far crescere i territori in modo che le maglie della rete di ascolto, aiuto e accompagnamento siano le più strette possibile, in modo da essere capaci di intercettare tutti i bisogni, soprattutto quelli più nascosti».
Le attività della Caritas sono portate avanti grazie a tanti volontari: come coinvolgere anche i giovani in questo servizio?
«Un impegno che contraddistingue tutte le Caritas della toscana è l’attenzione ai giovani. Lo facciamo con i percorsi del Servizio civile, regionale e universale, ma anche con tanti incontri nelle scuole e con i gruppi parrocchiali. Raccogliamo la sfida di incontrare, confrontare, accompagnare i giovani coinvolgendoli nei servizi caritas, facendoli entrare in contatto con al vita ferita e resa ultima, perché siamo convinti che la vita è bella quando è vita spesa, condivisa, donata».
Tra gli obiettivi della Caritas c’è soprattutto quello di animare tutta la comunità cristiana nella testimonianza della carità. Possiamo dire che la firma per destinare l’8 per mille alla Chiesa cattolica è un modo concreto per essere partecipi di questa testimonianza?
«Certamente si. La firma per l’8xmille alla Chiesa cattolica è fondamentale per permetterci di continuare a farci prossimi alla vita ferita, che è la vita del “Cristo storico”. Ma soprattutto permette alle Caritas diocesane di animare tutta la comunità ecclesiale perché, insieme, si faccia prossima ai poveri e sia quella chiesa in uscita, estroversa, al servizio che papa Francesco vuole fortemente. Siamo convinti che i poveri non siano della Caritas, ma siano un “caso di coscienza collettivo” che chiama a conversione tutta la comunità ecclesiale e chiede politiche attive di contrasto alla povertà. Le politiche sono azioni proprie delle istituzioni della società civile. Ognuno deve fare la sua parte.
Una parrocchia che sceglie di definirsi a partire dall’opzione preferenziale dei poveri è sicuramente anche una parrocchia più “simpatica” (cfr. At,2-42-48). Oggi, sia per la scarsità del clero che per una rinnovata consapevolezza che siamo chiamati a costruire percorsi di comunione, si parla di “unità pastorali”. È molto bello vedere come, proprio il terreno della testimonianza della carità, diventa banco di prova per passare dal “campanile” alla “comunità” che costruisce percorsi di comunione con tutti, anche con i poveri, su un determinato territorio. È bello vedere come, proprio sui percorsi della testimonianza della carità, vecchie resistenze “si è sempre fatto così”, lasciano il posto a nuove consapevolezze “noi, insieme…”».