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60° DELLE ACLI: BOBBA, «NON È ANCORA VENUTO IL TEMPO DI ANDARE IN PENSIONE»

“Anche se le Acli stanno per compiere 60 anni, non è ancora venuto il tempo di andare in pensione”. Con uno sguardo rivolto al futuro, si è concluso l’intervento del presidente Luigi Bobba, alla celebrazione che si è tenuta questa mattina a Roma per ricordare il 60° anniversario della fondazione delle Acli. La manifestazione si è svolta nel convento di Santa Maria sopra la Minerva, nei pressi del Pantheon, proprio nel luogo in cui si tenne il 26 agosto del 1944 la prima riunione fondativa delle Acli. Dopo una messa celebrata da don Giuseppe Masiero, incaricato Cei per la formazione spirituale delle Acli, quattro testimoni dei primi anni di vita dell’associazione, hanno ripercorso la storia delle Acli: il senatore a vita Giulio Andreotti, Giovanni Bersani, Adriano Ossicini e Vittorio Pozzar.

“Siamo convinti”, ha detto in conclusione Bobba, che le “ragioni ideali e la missione sociale per cui le Acli sono nate” contengano “oggi come ieri nel loro dinamismo le radici e la vocazione del nostro futuro”. Bobba ha voluto ripercorrere le ragioni per cui fu scelta e approvata la sigla, Acli (Associazioni cirstiane dei lavoratori italiani), per indicare la missione futura che l’associazione vuole percorrere. Dalla lettera “A” di “Associazioni” da leggere al plurale perché “sotto la bandiera delle medesima organizzazione – ha spiegato Bobba -, vi fosse una pluralità di forme associative” alla lettera “C” di “cristiane” e non cattoliche perché si evidenziasse la “necessità di un’identità capace di unire e non di dividere”. E poi la lettera “L” di lavoratori che “contiene una sfida ancora più radicale: come riuscire ad organizzare la solidarietà di fronte a lavoratori e lavoratrici che vivono condizioni di lavoro ed esprimono attese molto più diversificate, spesso individualizzate”. E infine la lettera “I” che “potrebbe anche essere letta come internazionali” in quanto le Acli – presenti in quasi 40 Paesi – hanno sentito l’urgenza di una presenza laddove povertà e conflitti sono fonte di morte e di disperazione”. Sir