Firenze

Betori, Messa con i giornalisti “Nulla di ciò che è umano sfugge allo sguardo della fede”

La celebrazione in cattedrale per l'Ascensione, nella Giornata delle comunicazioni sociali

“Nulla di ciò che è umano sfugge allo sguardo della fede e alla capacità che essa ha di condurlo a novità”. È la riflessione che il cardinale Giuseppe Betori ha proposto questa mattina nella Messa per la festa dell’Ascensione, nella cattedrale di Santa Maria del Fiore a Firenze.

Nel giorno in cui la Chiesa celebra anche la Giornata per le Comunicazioni Sociali, erano presenti in cattedrale alcuni giornalisti e operatori dell’informazione. “Dobbiamo ribadire con forza che la salvezza cristiana è rivolta all’umanità nella sua interezza e nella sua storia, proiettandone il destino verso il mistero eterno di Dio”. Betori ha anche messo in guardia da “tendenze di pensiero e ambiti di potere che vorrebbero esiliare la fede dalla scena pubblica, per ridurla a fenomeno marginale da consumare nel segreto delle coscienze, a cui vietare ogni rilevanza sociale e storica, concedendole al più spazi residuali di azione sociale e di supplenza delle istituzioni. Questa visione privatistica dell’esperienza di fede raccoglie il favore dei poteri di questo mondo, perché tende a depotenziare la forza che la fede possiede di rigenerare la realtà segnata dal male e bisognosa della misericordia che la redime”.

La fede cristiana invece, ha affermato, “non può rinunciare alla sua pertinenza al mondo e, al tempo stesso, intende essere protagonista della storia. Questo in forza della luce che il mistero della Pasqua di Cristo getta sull’umanità e sulle sue vicende”.

Prospettive che riguardano anche “l’impegno dei cristiani anche nel mondo vasto e complesso delle comunicazioni sociali”. A questo proposito ha citato il messaggio di Papa Francesco per questa giornata, Intelligenza artificiale e sapienza del cuore: per una comunicazione pienamente umana. “Spetta all’uomo – scrive il Papa – decidere se diventare cibo per gli algoritmi oppure nutrire di libertà il proprio cuore, senza il quale non si cresce nella sapienza”. Ha concluso quindi Betori: “Ciascuno di noi si senta responsabilizzato a far crescere l’umano attorno a sé, servendo i fratelli e le sorelle nella libertà e nella sapienza”.