Vita Chiesa
50° CONCILIO : ARCIVESCOVO WILLIAMS, «IL SEGNO DI UNA GRANDE PROMESSA»
Il «segno di una grande promessa», «al di là dei confini della Chiesa cattolica». Questo fu il Concilio Vaticano II per l’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, leader spirituale della Comunione anglicana. Lo ha detto ieri pomeriggio prendendo la parola al Sinodo sulla nuova evangelizzazione in corso in Vaticano. Era presente anche papa Benedetto XVI che lo ha ricevuto personalmente nello Studio dell’Aula del Sinodo. Un intervento atteso visto che il 16 marzo scorso è stato annunciato che l’arcivescovo anglicano aveva accettato la nomina a Master del Magdalene College presso l’università di Cambridge, e che quindi si sarebbe dimesso da Arcivescovo di Canterbury sono per il dicembre 2012. Il Concilio Vaticano II – ha detto ieri Williams – «ha contribuito a far sì che la Chiesa riprendesse gran parte dell’energia necessaria per proclamare con efficacia la Buona Novella di Gesù Cristo al mondo di oggi». Ed ha aggiunto: «Per molti della mia generazione, anche al di là dei confini della Chiesa cattolica romana, quel concilio ha rappresentato il segno di una grande promessa, un segno che la Chiesa era sufficientemente forte da porsi alcune domande impegnative sull’adeguatezza della propria cultura e delle proprie strutture per il compito di condividere il Vangelo con lo spirito complesso, spesso ribelle, sempre inquieto, del mondo moderno».
Nel suo intervento Williams ha ricordato come il Concilio vaticano II fosse teso ad esplorare strade inedite per «parlare con parole nuove alla società del nostro tempo e perfino a persone di altre fedi grazie al dono dello Spirito Santo. Non sorprende – ha quindi aggiunto – che, dopo cinquant’anni, ci stiamo ancora confrontando con molti interrogativi di allora e con le implicazioni del concilio, e suppongo che la sollecitudine di questo Sinodo per la nuova evangelizzazione faccia parte di quella continua esplorazione del retaggio del concilio». L’arcivescovo ha fatto poi riferimento al cammino ecumenico, ai luoghi dell’ «ecumenismo spirituale», all’impegno dei cristiani di «svelare il volto della nuova umanità». Ed ha osservato: «quanto più si distanziamo gli uni dagli altri in quanto cristiani, tanto più quel volto apparirà meno convincente». L’invito dell’arcivescovo ai padri sinodali è stato quello di andare al cuore dell’umanismo cristiano altrimenti – ha detto – «la Chiesa apparirà disgraziatamente altrettanto ansiosa, affaccendata, competitiva e dominante quanto molte altre istituzioni puramente umane». Ed ha concluso: «Nelle nostre riflessioni su come fare affinché il Vangelo di Cristo torni ancora una volta a essere irresistibilmente attraente per gli uomini e per le donne del nostro tempo, spero che non perderemo mai di vista ciò che lo rende attraente per noi, per ognuno di noi nei nostri vari ministeri». (Sir)