Vita Chiesa

50° Azione cattolica ragazzi: don Ghiazza, «formare gli adulti del futuro con una fede da vivere al servizio del bene comune»

«Formazione spirituale e impegno sociale, sono da sempre per l’Azione Cattolica dei ragazzi, i pilastri fondamentali del suo agire. Due elementi che non possono andare distinti, perché stare dentro la città, il quartiere, la scuola, la parrocchia in maniera attiva, non può che radicarsi in una cura attenta della vita spirituale». Lo ha detto Matteo Truffelli, presidente nazionale dell’Azione Cattolica italiana, durante i festeggiamenti per i 50 anni di Acr, con l’iniziativa «Light up. Ragazzi in sinodo». Tre giorni di lavori, che si sono conclusi oggi a Roma, per riflettere insieme sull’importanza della fede e su come l’esperienza dell’associazionismo possa rappresentare un valore aggiunto per vivere la propria relazione con Gesù. «L’Acr – ha proseguito – propone infatti ai più piccoli di fare un cammino di fede comunitaria dentro la Chiesa, associativo, e soprattutto di scoprirsi protagonisti del proprio percorso, accogliendo la sfida di essere discepoli e al contempo missionari del Signore».

A margine delle celebrazioni, il presidente di Ac, si è soffermato sul Manifesto per la costruzione di un nuovo soggetto politico d’ispirazione cristiana e popolare, che è stato presentato nei giorni scorsi: «Ci sono tanti gruppi, formazioni, che cercano di fare proposte per il bene dell’Italia. Credo però che sia arrivata la stagione in cui più che pensare a creare dei contenitori sia necessario lavorare sui contenuti. Attraverso una riscoperta della nostra tradizione, delle tante esperienze e persone che vengono dal nostro mondo e che possono avere energie positive per il Paese».

«La vera scommessa della Acr è pensare che i bambini e i ragazzi abbiano una sensibilità religiosa. In questo senso il lavoro degli educatori diventa di accompagnamento alla sua scoperta e non di convincimento». Così don Marco Ghiazza, assistente nazionale dell’Azione Cattolica ragazzi. Don Ghiazza, nel descrivere come i più piccoli percepiscono la fede, si è soffermato sul loro bisogno di trasformarla in qualcosa di concreto, di non riservarla solo ad alcuni luoghi ma di portarla nelle piazze, nei campi sportivi, a scuola«: «Credo che siano essenzialmente due le sue caratteristiche – ha affermato – la prima forse più intima, in cui il Signore è loro vicino e gli aiuta a ridare il sorriso a se stessi e ai loro coetanei. I ragazzi hanno infatti un’attenzione spontanea verso il prossimo che colpisce e di rado si trova negli adulti. La seconda rimanda invece alla dimensione della comunità. Cioè alla vita di gruppo che è concretamente un’esperienza di Chiesa, di carità e di servizio agli altri, a loro misura». «L’augurio – ha concluso – è dunque che l’Acr continui, attraverso la sua proposta, a portare alla Chiesa lo sguardo originale dei ragazzi, che saranno gli adulti del futuro».

«Questi tre giorni, che hanno visto la partecipazione di mille ragazzi, sono stati un esercizio di sinodalità e di democrazia, un’occasione per riflettere insieme sull’importanza della fede e su come l’esperienza dell’associazionismo possa rappresentare un valore aggiunto per vivere la propria relazione con Cristo». Così si è espresso Luca Marcelli, responsabile nazionale dell’Azione Cattolica ragazzi, al termine di «Light up. Ragazzi in sinodo». «Con oggi non si spengono però le luci – ha precisato – anzi è ancora più forte l’assunzione di impegno di Acr accanto ai più piccoli. Usciamo infatti da questa festa con un documento sinodale proposto ed elaborato dai ragazzi, che indica la strada che vogliamo percorre e sulla quale siamo già in cammino». 15 emendamenti che guadano «alla salvaguardia del Creato, all’utilizzo dei social come strumento per creare reti, ponti, alla gioia dello stare insieme e condividere la propria esperienza di fede, all’incontro come opportunità per scambiarsi buone pratiche di impegno sociale, per essere testimoni del Signore dentro la Chiesa e nel mondo», ha concluso.