Livorno

50 anni dal Concilio: ecco il momento giusto

L’Azione Cattolica ha incontrato un ospite speciale: mons. Luigi  BettazziDi solito appena si sente dire la frase scontata «l’età non conta», spesso si tende a fare una risata e a non darle molto credito. Ma quando si vede scendere dal treno una persona di ottantanove anni, accompagnata solo da una stampella e dalla valigia, non si può che ricredersi. Specie se il viaggio è cominciato dal Piemonte. Ebbene sì, anche questo è monsignor Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea e padre conciliare. Oltre a una così grande forza fisica (a luglio è stato operato all’anca), gli altri elementi che colpiscono di lui sono il sorriso e la luce dei suoi occhi, quando parla del Concilio Vaticano II. Si vede e si capisce che quell’esperienza lo ha segnato. Ci crede veramente nelle parole del Concilio, e lo testimonia girando l’Italia per raccontarlo.L’incontro, organizzato dall’Azione Cattolica, è avvenuto lunedì 3 dicembre in Vescovado, nella sala Fagioli, di fronte a un discreto pubblico e con la partecipazione di altre aggregazioni laicali che hanno collaborato per la buona riuscita dell’evento. L’obiettivo era risvegliare l’interesse per il Concilio nel suo cinquantesimo anniversario, soprattutto nell’Anno della Fede fornendo alcune chiavi di lettura fornite da uno dei “padri conciliari” ancora viventi. C’erano i giovani, principali invitati, ma anche tanti adulti. La serata è stata presentata da Lavinia Bernardini, incaricata MLAC Toscana, a moderare Gabriele Maremmani, amministratore diocesano AC. Dopo il saluto di mons. Giusti, Bettazzi ha cominciato il suo discorso, durato circa un’ora e tutto rigorosamente in piedi. Non ci si stanca a sentirlo parlare. La sua esposizione è brillante, simpatica, spesso accompagnata da aneddoti sui vari padri conciliari. Un piacere ascoltarlo. Ma soprattutto, riesce a far respirare l’atmosfera che ha vissuto nel Concilio. Quando racconta dei 2500 vescovi provenienti da tutto il mondo, ognuno con la propria visione ecclesiastica, si appassiona nel dire che lì ha capito la bellezza della Chiesa Cattolica. Mentre parla della Gaudium et Spes, cerca di trasmettere il valore fondamentale dei laici. Ripete spesso la parola «comunione» e «insieme», poiché non basta «saper mangiare l’ostia per dire di aver fatto la comunione, ma bisogna mangiarla insieme». Un atteggiamento di totale apertura al mondo, dove la Chiesa vive il suo ministero nel servirlo, testimoniando la figura di Cristo, «luce di tutti gli uomini». Bettazzi ha evidenziato come,  rispetto ai precedenti venti, ci sia stata una continuità dogmatica nel Concilio Vaticano II, ma non ha mancato di sottolineare, invece, la discontinuità sotto il profilo pastorale. Da questo punto di vista è stata sicuramente una rivoluzione “copernicana”, dove i rapporti mondo-società e gerarchia-laicato si sono ribaltati. Inoltre, ha aggiunto che l’obiettivo di Giovanni XXIII non era quello di mutare le verità di fede, ma solamente saperle ridire in modo che potessero essere accolte dalla società contemporanea. Dopo aver risposto alle domande del pubblico, il vescovo emerito ha invitato a non puntare il dito contro nessuno per la mancanza della piena attuazione del Concilio, poiché tutti ne siamo responsabili. Infine, con grande ottimismo verso le giovani generazioni, ha concluso affermando:«Il famoso padre Congar diceva che un vero Concilio, per essere ben capito e ben vissuto ha bisogno di cinquant’anni: ecco questo è il momento!»