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5 PER MILLE, INDAGINE ACLI: PIACE AGLI ITALIANI ED È SEGNO DI UNO STILE DI VITA PARTECIPATIVO

Anche se, forse, “non esistono tasse bellissime”, “il 5 per mille agli italiani sembra piacere davvero molto”. Lo affermano le Acli, presentando oggi a Roma i risultati di un’indagine conoscitiva condotta dal loro istituto di ricerca (Iref), con il supporto della società di sondaggi Pragma, su quella quota dell’Irpef che, a partire dal 2006, i contribuenti possono devolvere alle organizzazioni sociali e di volontariato, agli enti di ricerca scientifica e sanitaria. Una preferenza che, nel 2007, è stata indicata da più di 14 milioni di italiani, pari al 55% del totale. Tra questi, il 79% aveva già fatto tale scelta nella scorsa stagione, e il 98% ha intenzione di farla ancora. Non si tratta, nota la ricerca, di “una delega o un gesto isolato”, quanto piuttosto è indice di “uno stile di vita partecipativo”. Il cittadino che utilizza questo strumento, infatti, “usa l’informazione come chiave di volta per compiere scelte consapevoli”. Tra gli intervistati dall’Iref, il 52% legge i giornali tutti i giorni o quasi, mentre il 46% fa un uso costante di internet (contro una media nazionale del 18%). Ancora, “il popolo del 5 per mille rivela una buona dose di attivismo politico” e “un’evidente propensione ad associarsi”.

La forte sensibilità verso il “sociale” si esprime anche attraverso la pratica delle donazioni, che coinvolge il 68% di questi contribuenti, a fronte di una media nazionale del 46%, o attraverso l’attività di volontariato in prima persona, praticata dal 27% rispetto ad una media del 14%. Tra i motivi di apprezzamento del 5 per mille, la possibilità di scegliere in prima persona “l’organizzazione più meritevole di essere finanziata” (56%), “rendere più libere le associazioni e gli enti dai finanziamenti pubblici” (26%), mentre solo il 17% ritiene che “meno soldi prende lo Stato e meglio è”. “Non c’è l’antipolitica, quindi, o il rifiuto dello Stato tra le motivazioni principali di questa scelta – sottolineano le Acli –, ma il desiderio di maggiore autonomia e consapevolezza sull’uso e la destinazione del proprio denaro. È infatti il legame fiduciario e di prossimità con l’organizzazione benefica che emerge in maniera forte. Il 73% degli intervistati ha indicato un’organizzazione specifica quando ha devoluto il 5 per mille”. Le scelte degli intervistati coincidono sostanzialmente con quanto pubblicato nei giorni scorsi dall’Agenzia delle Entrate: il 62% del campione dichiara di aver optato per un’organizzazione di ambito sociale (67% per l’Agenzia), il 38% per un ente di ricerca scientifica o sanitaria.

Secondo la ricerca, il 61% dei contribuenti che ha scelto il 5 per mille non vuole un “tetto” limite. “L’indagine – dichiara il presidente delle Acli, Andrea Olivero – dimostra che il 5 per mille, in solo due anni di applicazione, ha trovato il consenso degli italiani, inaugurando una modalità virtuosa di rapporto con il fisco basata sulla fiducia, la consapevolezza e la partecipazione. Ai contribuenti piace evidentemente avere la possibilità di un indirizzo diretto delle risorse che versano allo Stato e sostenere in questo modo i soggetti che conoscono e riconoscono come credibili e affidabili”. In particolare Olivero sottolinea la modalità molto spesso diretta con la quale i cittadini risultano essere venuti a conoscenza delle associazioni cui hanno versato il loro 5 per mille, “perché indica un radicamento del terzo settore nel nostro Paese che ci fa constatare ancora una volta quanto il tessuto sociale sia coeso e quanto invece la politica di questo non si accorga”. “Sarebbe davvero paradossale – osserva – che gli italiani hanno scoperto e apprezzato il terzo settore e ad ignorarlo fosse il Governo”. Per questo motivo, conclude, le Acli chiedono “una misura di legge che stabilizzi il 5 per mille” e, subito, un emendamento che cancelli “il ridicolo tetto dei 100 milioni che è stato posto al Senato”.

“Il 5 per mille sia aperto a tutti i soggetti che operano nel terzo settore, senza limiti”. È una delle tre richieste che il presidente nazionale delle Acli, Andrea Olivero, ha rivolto al governo, nel corso della conferenza stampa. Gli altri due appelli sono di rendere “strutturale” la misura, con una legge che non la metta in discussione ogni anno, e togliere “il ridicolo tetto dei 100 milioni” stanziati in Finanziaria, per poter devolvere interamente quanto i cittadini destinano con la loro firma alle realtà del terzo settore. Alle richieste di Olivero si sono associati i parlamentari Maurizio Lupi (Forza Italia) e Luigi Bobba (Margherita), presenti alla conferenza. Il primo ha sottolineato come questo provvedimento non sia “vittoria di uno schieramento, ma un esempio concreto di sussidiarietà fiscale” che prende atto di un’attitudine alla solidarietà già presente nei cittadini, mentre Bobba ha rilevato come un’eventuale authority di controllo sarebbe utile “non per verificare gli aspetti formali, ma l’utilizzo di questi fondi”, tenendo tuttavia presente che “il buon senso e la fiducia dei cittadini sono già il primo criterio di controllo”.

Sir