13 ore e 54 minuti al giorno: è il totale virtuale del tempo trascorso quotidianamente dagli italiani usando i media. E’ una vera e propria eccitazione comunicativa quella che coinvolge la società italiana e che emerge dal 43° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese, presentato oggi a Roma. Il 47,6% degli italiani usa un numero di media superiore a quattro, muovendosi con facilità tra Tv, cellulare, radio, quotidiani, Internet, web Tv, palmari, lettori mp3, e-reader. Il 4,2% ne usa dieci o più, percentuale che raddoppia tra i soggetti più giovani e più istruiti. Evidenti le ricadute sulle spese: tra il 1992 e il 2008, a fronte di un incremento medio dei consumi delle famiglie del 20%, la spesa per telefoni e servizi telefonici ha registrato un aumento del 214% (poco meno di 22,7 miliardi di euro nel 2008); la spesa per prodotti audiovisivi e computer è aumentata del 63%, sebbene sia in rallentamento dal 2007. A fronte dell’aumento degli utenti desta preoccupazione il fatto che il web resta uno strumento cui accedono solo i giovani (80,7%) e le fasce più istruite (67,2%). Un vero e proprio digital divide. Il tasso di diffusione di Internet si attesta al 47%, poco di più del 45,3% del 2007. Sofferenza per la carta stampata: se aumentano i lettori dal 60,6% del 2001 al 64,2% del 2009 scende il numero di quelli che acquistano i quotidiani in edicola (54,8%).Circa l’80% dei giovani tra 15 e 18 anni si chiede che senso abbia stare a scuola o frequentare corsi di formazione professionale. Il 92,6% dei giovani in uscita dalla scuola secondaria di II grado ritiene che anche per chi ha un titolo di studio elevato il lavoro sia oggi sottopagato, il 91,6% pensa che sia agevolato chi può avvalersi delle conoscenze. Dominano il disincanto e lo scetticismo tra i banchi della scuola italiana. A rivelarlo è il 43° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese, presentato oggi a Roma. Dal Rapporto emerge anche che il 63,9% degli occupati giudica inutili le cose studiate a scuola per il proprio lavoro. La visione pessimistica travalica i confini dell’universo educativo: il 75% dei laureati e l’85% dei non laureati di 16-35 anni pensano che in Italia vi siano scarse possibilità di trovare lavoro grazie alla propria preparazione. Ne è prova il fatto che i laureati italiani in economia e in ingegneria hanno attese di remunerazione minori rispetto ai loro colleghi europei: nel 2009 il primo stipendio annuo atteso è inferiore rispettivamente del 20,2% e del 21,4% di quello medio europeo. E ancora il 19,3% dei giovani italiani di 18-24 anni non è in possesso di un diploma e non è più in formazione, contro il 12,7% di Francia e Germania, il 13% del Regno Unito, il 14,8% medio europeo.Sir