Italia

40° CARITAS: MONS. MERISI, FAMIGLIE PAGANO PREZZO PIU’ ALTO DELLA CRISI

(Fiuggi, dall’inviata SIR) – Un invito a recuperare “l’idea di una politica – così come di una economia – a servizio dell’uomo” per “guardare in modo nuovo la vita della società civile e delle istituzioni”: lo ha rivolto oggi pomeriggio mons. Giuseppe Merisi, vescovo di Lodi e presidente di Caritas italiana e della Commissione episcopale per il servizio della carità e la salute, aprendo a Fiuggi (Fr) il 35° Convegno nazionale delle Caritas diocesane, che riunirà, fino al 23 novembre, oltre 600 direttori e operatori delle 220 Caritas diocesane e di Caritas italiana per parlare del tema: “La Chiesa che educa servendo carità ‘… Si mise ad insegnare loro molte cose’ (Mc 6,34)”. “Le questioni nodali che nell’ultimo periodo hanno pericolosamente allargato la forbice tra società e istituzione – ha osservato mons. Merisi – riguardano l’equilibrio tra i poteri, lo sviluppo di un autentico federalismo unitario, responsabile e solidale; la stabilizzazione dell’assetto del sistema politico”. Il vescovo ha esortato a “recuperare progettualità nella politica, che comporta una rettifica di atteggiamenti e di comportamenti” e un “rinnovamento in termini di ricchezza di contenuti”, a partire dal “riconoscimento e dalla tutela dei diritti fondamentali che sono espressione di una dignità personale che permane in ogni fase e in ogni condizione della vita umana”.La crescente vulnerabilità delle persone e delle famiglie, impoverite “dalla crisi economica, ma anche dai processi di globalizzazione, la precarizzazione del lavoro, la crisi del welfare” è stata sottolineata da mons. Giuseppe Merisi, nel suo discorso. “In un quadro di povertà complesso e multidimensionale, che tocca aree dell’intero Paese – ha osservato -, le famiglie continuano a pagare in misura più elevata la crisi, con prospettive sempre più incerte nel mercato del lavoro e una progressiva erosione di risorse”. Mons. Merisi ha messo in evidenza i problemi delle “famiglie di cinque o più componenti ma anche di famiglie monogenitoriali, quelle residenti nel Mezzogiorno con tre o più figli minori ma anche persone e famiglie prive di risparmi o di capitale sociale, come pure famiglie con redditi da pensione di anziani o che si fanno carico di altre povertà”. “La perdita improvvisa del lavoro o un qualunque altro imprevisto – ha ricordato – può far precipitare facilmente nella povertà”. “Prendersi carico e promuovere la persona nella sua interezza – ha sottolineato -, rendendola soggetto consapevole del proprio riscatto, costituisce il più potente fattore di contrasto della povertà”.“La precarietà e l’assenza di speranza” per i giovani è un cruccio per la Caritas italiana, ha detto ancora mons. Giuseppe Merisi. “Anche se in gran parte inseriti, più o meno volontariamente, all’interno della dimensione familiare – ha osservato -, la condizione dei giovani merita un’attenzione a parte e specifica”. E “non solo per gli sviluppi e le preoccupanti forme di protesta in cui spesso trova sbocco esponendosi a manipolazioni e strumentalizzazioni”. I giovani sono infatti vittime dell’”aumento della disoccupazione e da carenze di prospettive di inserimento professionale; migrazioni forzate, anche all’estero, per trovare opportunità di inserimento lavorativo; difficoltà di aggregazione sociale, specie per gli adolescenti; coinvolgimento progressivo all’interno di contesti aggregativi potenzialmente devianti; aumento delle tossicodipendenze, con particolare riguardo all’uso dell’alcool; diffusione crescente di povertà spirituali e culturali, che si ripercuotono sui modelli di comportamento e sulle effettive capacità di progettare il proprio futuro”.Mons. Merisi ha anche rilanciato la richiesta di un’attenzione particolare al Mezzogiorno “da parte della politica, del mondo produttivo e della società” a causa dei “segni crescenti di vulnerabilità economica e sociale”. Mons. Merisi ha esortato ad intervenire per “contenere i frequenti fenomeni di migrazione e conseguente depauperamento del capitale umano disponibile” nel Sud Italia. Per questo motivo il “federalismo solidale”, è considerato un “valore positivo per tutti che consenta una condivisione in una prospettiva di vicinanza sempre più efficace ed efficiente dello Stato al territorio”. L’attenzione al Mezzogiorno significa anche apertura al Mediterraneo e a tutti i suoi cambiamenti, visto che “proprio il Sud è il primo approdo della speranza per migliaia di immigrati (o di profughi o di richiedenti asilo) e costituisce banco per prove di convivenza, con tutte le innegabili difficoltà”. Il vescovo ha qui ricordato la disponibilità e l’impegno delle Caritas diocesane e parrocchiali per “contribuire ad affrontare e risolvere i problemi dell’emergenza”, su tutto il territorio, a partire da Lampedusa e dalle regioni meridionali. (Fonte: Sir)