Opinioni & Commenti
4 marzo, un voto tra le ragioni della protesta e quelle della stabilità
Con una prima incognita: quanti di noi andranno a votare. Non sembra, ma il risultato finale dipenderà molto da questo dato. Per questo i partiti hanno prima di tutto puntato a fidelizzare i propri elettori, a picchettare il loro patrimonio. Gli ultimi giorni saranno decisivi per la partecipazione, anche perché solo ora stiamo realizzando la struttura – spesso bizzarra – dei collegi uninominali, dunque quali candidati i partiti e le coalizioni ci hanno proposto. Perché si tratta di prendere o lasciare, non essendo possibile il cosiddetto voto disgiunto.
La competizione per ottenere seggi sembra ristretta ad una quadriglia, le due coalizioni di centro-destra e di centro-sinistra, il MoVimento 5 stelle e Liberi e Uguali. Ma se abbiamo la pazienza, come è necessario per dovere di cittadinanza, di informarci, possiamo scoprire che in realtà la scelta è molto ampia, cosicché vi è ampia possibilità, per chi lo desiderasse, di affermazione identitaria o di protesta.
E qui sta il punto di queste elezioni per la XVIII legislatura, la risultante tra le ragioni della protesta e quelle della stabilità, i due sentimenti che ci percorrono. E’ qui il crinale stretto della governabilità italiana, che sembra sempre un miraggio. Non è questione di legge elettorale, come ci hanno spiegato, sbagliando, legioni di esperti e di politici. E’ questione di sistema: guardando tutti al breve o brevissimo termine non si consolidano né le forze politiche né gli indirizzi programmatici: ci si ingrossa all’opposizione e poi al governo ci si sgonfia.