Vita Chiesa
30 anni del Catechismo: card. Bagnasco “è come camminare a piccoli passi nel mistero di Cristo”, Pizzaballa (patriarca) “non è un libro di precetti”
“Camminiamo in un tempo nel quale la cultura diffusa sembra avvolgere tutto in una nebbia indefinita che uccide il pensiero, poiché nella confusione nasce l’incertezza e quindi la divisione della società. La storia insegna che chi ha più interessi, certi interessi, può meglio manipolare e profittare della situazione come oggi succede. Qui si tratta non di interessi a breve termine ma della vita eterna delle anime, del Bene supremo, della verità”. Così il card. Angelo Bagnasco, arcivescovo metropolita emerito di Genova, è intervenuto ieri sera a Roma (casa Bonus Pastor) all’evento finale della presentazione del libro “23 cardinali commentano il Catechismo della Chiesa Cattolica” (Tau Editrice) curato da Marco Italiano con la prefazione del card. Gualtiero Bassetti e l’introduzione dell’allora card. Ratzinger, su gentile concessione del Papa emerito Benedetto XVI. Un anno di incontri – inaugurati a Viterbo il 5 marzo scorso – per sottolineare l’importanza del Catechismo nella società moderna, nel 30° anniversario della sua pubblicazione.
“Il Catechismo – ha spiegato il porporato – è come camminare a piccoli passi nel mistero di Cristo. È una bellezza senza confini che non solo la fede, ma anche la ragione può scorgere. Nel catechismo – ha aggiunto – si parla di noi perché senza il Creatore la creatura svanisce. Nel catechismo si parla di Dio non perché Lui sia la nostra protezione consolatoria, ma perché senza Dio noi non saremmo. Egli è la risposta a ciò che noi siamo”. All’incontro, promosso congiuntamente dall’Associazione Res Magnae, la Fondazione Giovanni Paolo II, la sezione Ucid di Roma, il Serra International di Viterbo e la Delegazione di Roma dell’Accademia internazionale mauriziana, è intervenuto anche il patriarca latino di Gerusalemme, Pierbattista Pizzaballa, che ha ricordato come sia “raro che il Catechismo abbia convertito qualcuno. Prima di tutto la fede è un incontro, con Cristo che parla ancora oggi. Questa esperienza di fede ha bisogno di essere tradotta nella vita reale. Il catechismo è questo: dare ragione della speranza che è in noi. Il Catechismo – ha ribadito – nasce da un bisogno di esprimere in maniera ordinata, serena e sistematica ciò che è la mia esperienza di fede. Il Catechismo, da questa prospettiva, non è un libro inutile. Diventa un mattone indigeribile se si parte dal Catechismo e si finisce col Catechismo. È importante, quindi, partire da Cristo”.
Riferendosi poi a Gerusalemme il patriarca ha affermato: “A Gerusalemme la formazione della fede non può prescindere mai dal luogo. Non c’è la storia della Rivelazione senza la geografia della Rivelazione, non c’è evento senza luogo. I luoghi ti introducono a fare esperienza dell’Incarnazione, della storia. Nazareth, Betlemme, Gerusalemme e così via sono luoghi concreti, reali. Il catechismo, fin dagli inizi, era fatto sui luoghi, il Sepolcro, il Golgota, così le liturgie. In questi luoghi si leggeva, si studiava, si pregava, e ancora oggi è così. Basti pensare che oltre due terzi della comunità cristiana attuale vive intorno ai Luoghi Santi che non sono solo luoghi santi ma anche parrocchie”. “Non si può ‘leggere’ il catechismo da soli – ha avvertito Pizzaballa -. Il catechismo, infatti, funziona quando la sua ‘lettura’ è accompagnata da un testimone che ti mostra che quello che c’è scritto è esperienza vissuta. Diversamente diventa un insegnamento arido. Il catechismo ti insegna a leggere la realtà in modo nuovo e ti cambia la prospettiva di vita. Esso raccoglie la prospettiva dell’incontro con Gesù, non è semplicemente un libro di precetti, cosa si deve e non si deve fare, ma è dire come io vedo questo mondo a partire da Cristo e raccontare la bellezza di questa vita e di questo stile”. “Il catechismo ci dona la pienezza della conoscenza di Cristo” ha affermato il cardinale Francesco Monterisi, arciprete emerito della basilica papale di San Paolo fuori le Mura che nel suo saluto ha ripercorso l’origine del libro di Marco Italiano, “frutto di 8 anni di lavoro e di incontri tenutisi a Santo Spirito in Sassia. È un libro per aiutare la Chiesa a parlare di Cristo nel tempo di oggi” ha concluso il card. Monterisi. Nei suoi ringraziamenti finali, Italiano ha ricordato che i proventi dell’acquisto del libro andranno a sostenere l’Istituto “Effetà” di Betlemme nato per desiderio di Papa Paolo VI durante la Sua visita in Terra Santa nel 1964. È una scuola specializzata nella rieducazione audiofonetica dei bambini sordi che vivono in Palestina.