Dossier
2007, ecco le attese del mondo
Il 2007 potrebbe riaprire anche il discorso sulla Costituzione europea: e la presidenza tedesca nel primo semestre dell’anno potrebbe dare all’Unione la leadership necessaria ad un rilancio. Ma il nuovo anno sarà soprattutto quello del cambio della guardia alla guida di due grandi Stati del continente, con la contestuale uscita di scena di due figure che hanno dominato la vita politica dell’ultimo decennio: Tony Blair e Jacques Chirac .
Le dimissioni di Blair dalla carica di Primo Ministro sono attese entro l’estate: nella annuale conferenza del partito laburista svoltasi lo scorso settembre il Premier ha annunciato che sarebbe stata l’ultima cui avrebbe partecipato come leader del partito. Blair non ha annunciato una data, ma il mese di aprile, in cui si compiranno dieci anni dal suo arrivo al n. 10 di Downing Street (un traguardo riuscito negli ultimi due secoli solo a Robert Liverpool e a Margaret Thatcher) potrebbe essere il momento giusto. Al suo posto andrà quasi certamente l’attuale Cancelliere dello Scacchiere, Gordon Brown, che da anni si sta scaldando a bordopista. Il nuovo leader laburista, che gode di un enorme prestigio in Gran Bretagna, erediterà però un partito col fiato corto: dopo dieci anni di governo, il Labour Party arranca nei sondaggi con otto punti di ritardo rispetto ai conservatori di David Cameron.
In Francia l’ormai certa conclusione dell’era Chirac sarà segnata da un duello fra due cinquantenni, entrambi innovatori nel loro schieramento: il ministro dell’Interno Sarkozy, portabandiera di un neogollismo rinnovato, e la presidente socialista della Regione Poitou-Charantes, Segolène Royal. Entrambi i personaggi si sono segnalati per la propensione a rompere schemi di ragionamento consolidati e per qualche tendenza populista. A tutto ciò la Royal aggiungerà il pizzico di novità e di colore della prima seria candidatura femminile all’Eliseo.
Nel resto d’Europa non sono attesi appuntamenti elettorali di rilievo. Si voterà per rinnovare i parlamenti in Irlanda, Belgio (ove è nuovamente a rischio la sopravvivenza dello Stato nazionale), Finlandia, Svizzera, Croazia e, alle soglie del Continente, in Turchia. In Austria e in Olanda due lunghe crisi di governo post-elettorali potrebbero chiudersi con il ritorno alle urne, se i partiti non troveranno un accordo.
Il 2007 potrebbe essere un anno importante per due vecchi microconflitti europei: quello nord-irlandese ove le istituzioni autonome potrebbero essere riattivate, dopo le elezioni parlamentari in calendario per il 7 marzo e quello basco , anche se il cessate il fuoco annunciato dall’Eta la scorsa primavera è più che mai a rischio dopo il micro-attentato del 30 dicembre all’aeroporto di Madrid.
L’Iraq, libero ormai dallo spettro di Saddam Hussein, affronta un anno cruciale per capire se potrà sopravvivere come Stato o se l’attuale guerra civile fra sciiti e sunniti aprirà la via alla formazione di tre entità indipendenti a base curda, araba-sunnita e sciita. Un simile scenario potrebbe essere il vero big bang della politica medio-orientale, mettendo in discussione i confini artificiali della mezzaluna fertile e riaprendo sia la questione curda (specie in Turchia), sia quella arabo-persiana, nell’attuale confine irano-irakeno.
Anche nel 2007 la politica del presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad sarà uno dei grandi capitoli di discussione. La corsa al nucleare irakena assieme a quella della Corea del Nord terrà aperto il delicato dossier della proliferazione nucleare. Resterà aperto anche il tema della cosiddetta guerra al terrore: fronti caldi di questa saranno il conflitto in Afghanistan e le vicende interne del Pakistan (soprattutto nelle zone tribali al confine afgano).
Passata la luna di miele che ha seguito la sua ascesa al potere, il 2007 sarà un anno decisivo per il nuovo primo ministro conservatore giapponese, Shinzo Abe , fautore del superamento del pacifismo imposto al Sol Levante dalla Costituzione del 1946 e favorevole ad un ruolo più assertivo del suo Paese in Asia, specie di fronte alla minaccia nucleare nord-coreana.
I militari che hanno preso il potere in Thailandia nello scorso settembre dovrebbero restituire il potere ai civili già nel corso dell’anno, mettendo così fine ad una parentesi inquietante, che interrompe una promettente transizione democratica.
Agli antipodi tornerà alle urne l’Australia , ove il primo ministro John Howard potrebbe cercare il quinto mandato elettorale o cedere il passo al suo ministro del tesoro, Costello. Con la sua leadership è in discussione il modello di una Australia assertiva sullo scacchiere dell’Asia meridionale e del Pacifico, ove Howard è stato uno dei più stretti alleati di Bush.
In Canada, invece, il primo ministro conservatore Stephen Harper dovrà dimostrare di avere il consenso per continuare a governare il Paese, che guida con un esecutivo di minoranza dal febbraio 2006. Il nuovo leader dell’opposizione liberale, Stephane Dion (eletto il 2 dicembre), potrebbe lanciargli una sfida, costringendolo ad elezioni anticipate, già nel nuovo anno, ma non è da escludere che le elezioni slittino al 2008. Dion si muove sotto i migliori auspici cabalistici: tutti i suoi predecessori alla guida del suo partito (salvo uno, a fine ottocento) sono stati prima o poi Primi Ministri.
Per quanto riguarda l’Unione europea, la Commissione Ue ha proclamato il 2007 “Anno europeo per le pari opportunità” (info: http://ec.europa.eu/employment_social/equality2007/index_en.htm )