Firenze

2 novembre, Betori: «La promessa di una vita oltre la morte non ci aliena da questo mondo, ma ce ne restituisce la responsabilità»

Nella logica del Vangelo, ha affermato Betori, «Il pensare umano ribaltato: la morte è una rivelazione e un passo d’amore. Questo, ovviamente, se siamo convinti che un Dio c’è, che egli dà senso a tutte le cose, e che questo Dio ci ama, perché ci ha creati per amore».

«Il cielo che ci attende – ha proseguito – ha il volto di Cristo e di chi si conforma a lui nello spirito della Beatitudini. Questa terrà sarà un’anticipazione del cielo se riempiremo la nostra vita e le nostre relazioni con gli altri di questo stesso spirito, se cioè alla presunzione dell’uomo che cerca l’assoluta autonomia e il dominio sui propri simili, saremo capaci di contrapporre l’atteggiamento del povero che si affida all’amore provvidente del Padre; se saremo vicini alla sofferenza degli altri, addolorati per il male che avvelena il mondo, senza lasciarci piegare da esso; se rinunceremo alla violenza per scegliere sempre le vie della riconciliazione e della mitezza; se cercheremo la giustizia compiendo la volontà di Dio; se saremo misericordiosi come lo è il cuore di Dio; se conformeremo il nostro cuore e la nostra mente al cuore e al pensiero di Dio; se ci adopreremo a costruire la pace nel mondo e nelle relazioni sociali; se saremo pronti ad accettare emarginazione e sofferenza per la nostra fedeltà al Vangelo».

L’unità tra presente e futuro, ha aggiunto, «ci sorregge nella speranza in questo tempo e ce ne rende attivi protagonisti per orientarlo verso le cose nuove che Dio farà per gli uomini, quando «asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non vi sarà più la morte né lutto né lamento né affanno, perché le cose di prima sono passate» (Ap 21,4).