CARD. BAGNASCO, NON RESTATE IN SILENZIOI giovani di fronte alla dittatura del relativismo, non possono restare in silenzio come se la fede non avesse nulla di proprio e di decisivo da dire. È in gioco, oggi, l’umanità stessa dell’uomo, la linea di confine tra ciò che è umano e ciò che è disumano e che si vuol far credere come uno stadio superiore di civiltà. È la seconda sfida lanciata oggi dal card. Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza episcopale italiana, parlando ai giovani presenti a Madrid nella seconda giornata dedicata alla catechesi. Il cardinale ha parlato di uno scenario globale che sembra essere sempre di più un terreno debole, anzi franoso. Ed ha spiegato: il male tende ad operare nascosto, mascherandosi spesso di bene per poter meglio insinuarsi e ingannare. Basta pensare al tema della vita: si presenta la sua soppressione come un atto di compassione, di misericordia, di amore. Si parla di morte compassionevole!. Lo scopo prosegue l’arcivescovo – è capovolgere il modo di pensare, e far apparire il bene male e il male bene. Così è accaduto con l’antico tentatore della Genesi, così accade oggi: l’originaria menzogna si rinnova. Il male vuole inquinare la terra convincendo l’uomo che è lui stesso il criterio della distinzione del bene e del male, del vero e del falso. Ecco il relativismo per il quale ogni idea, scelta, azione, sono opinabili, hanno valore per l’individuo e basta. Ma se tutto è relativo, c’è qualcosa per cui vale la pena di vivere e di morire?, ha chiesto Bagnasco. Il cardinale lancia ai giovani un monito: se l’uomo si allontana dalla sua verità che è Dio, si allontana anche dalla sua felicità. Dio però aggiunge – non s’arrende, e come il Pastore scende dal cielo, dalla sua divinità, si fa uomo e va in cerca dell’umanità perduta e infelice. Sceglie la via dell’amore. La catechesi si conclude però con una proposta. Un modo concreto, uno strumento completo e certo per crescere nella conoscenza di Cristo e del suo pensiero ha detto Bagnasco -, è il Catechismo della Chiesa Cattolica con il suo Compendio. Esso ha aggiunto – è indispensabile per essere consapevoli della nostra fede e per poter rispondere alle domande e alle grandi questioni che le persone e la cultura contemporanea pongono ai credenti. Ed ha concluso: Di fronte alle sfide che derivano dallo sviluppo delle tecnoscienze, della multiculturalità, della globalizzazione, non si può restare in silenzio come se la fede non avesse nulla di proprio e di decisivo da dire. È in gioco, oggi, l’umanità stessa dell’uomo, la linea di confine tra ciò che è umano e ciò che è disumano e che si vuol far credere come uno stadio superiore di civiltà.MONS. WARDUNI (BAGHDAD), GIOVANI, NON EMIGRATEGiovani non emigrate, siate radicati in Cristo. La nostra terra ha bisogno di voi!. L’accorato appello ai giovani arabi in larga parte iracheni, egiziani, siriani e libanesi, è giunto questa mattina da mons. Shlemon Warduni, vicario patriarcale caldeo di Baghdad, nel corso della seconda giornata di catechesi della Gmg di Madrid. Prendendo spunto dal tema della Giornata il vescovo caldeo ha ribadito l’importanza di restare attaccati a Cristo per portare frutto per noi, per la Chiesa e per i nostri Paesi. Questi frutti sono testimonianza, perdono riconciliazione e accoglienza. Cristo è la nostra speranza. La nostra presenza qui a Madrid ha aggiunto mons. Warduni deve rafforzarci nella fede e radicarci in Cristo. Solo in questa modo riusciremo a trovare la forza, il coraggio e la fermezza per superare ogni ostacolo. Cristo ci vuole nella nostra terra di origine che ha bisogno di noi. Non ci nascondiamo le difficoltà che sono tante ma siamo invitati a fare come i discepoli di Cristo, che dopo la discesa dello Spirito Santo, non hanno avuto più paura ed hanno cominciato a testimoniare il Vangelo. Voi siete i testimoni della chiesa mediorientale che conta su di voi per continuare ad avere un futuro. Ma è necessario essere radicati in Cristo attraverso la preghiera, i sacramenti e la condivisione di vita, come state facendo in questi giorni qui a Madrid.CARD. BARBARIN (FRANCIA), “RADICATI” NELL’EUCARESTIAGesù dice: voi siete miei amici. Sono parole sorprendenti. Parole inattese. Il Signore ci vuole accanto a sé e ci sta accanto. Ci accompagna nella vita. Ma se vogliano essere più profondamente radicati in Cristo dobbiamo esserlo nell’Eucarestia. Il card. Philippe Barberin, arcivescovo di Lione, ha tenuto la catechesi di questa mattina ai giovani di lingua francese in un edificio di avenida de Portugal. Il prelato ha citato il Papa, Madaleine Delbrel, si è poi soffermato a lungo sul significato dei sacramenti. Di tutti, l’Eucarestia è il sunto, il punto più alto, li ricomprende tutti. Numerosi gli spunti offerti per il successivo confronto con i giovani e per la riflessione personale: Siamo vicini alla parola di Dio, la conosciamo, la frequentiamo? I cattolici portano la parola di Dio nella vita di ogni giorno? Non distaccate mai la parola evangelica da quelle della vita e dal vostro essere nel mondo, perché essa ci dà la capacità di vivere e di interpretare il presente e la nostra umanità. Il card. Barberin ha quindi offerto alcuni spunti per affrontare l’incontro tra i giovani della Gmg e papa Benedetto. Il Papa consacrerà voi giovani nel cuore stesso di Cristo.MONS. TANASINI (CHIAVARI), VOLATE ALTO!L’essere senza radici sembra essere oggi la condizione per essere liberi dai condizionamenti. Un modo di fare che genera, però, scetticismo e individualismo: non mi occupo degli altri, ma gli altri servono a me. È partito da qui il vescovo di Chiavari, mons. Alberto Tanasini, nella sua catechesi proposta agli oltre mille giovani raccolti nella chiesa di Santo Domingo a Pinto (sud di Madrid). Davanti a lui ragazzi da Chiavari, Genova, Chioggia e L’Aquila, questi ultimi accompagnati dal vescovo ausiliare mons. Giovanni d’Ercole. C’è una novità che non invecchia? si è chiesto il presule, elencando le inquietudini dei ragazzi, incertezza lavorativa, fragilità nelle relazioni e ricerca di autenticità negli affetti. Siamo qui per consegnarvi ciò che sostiene la nostra vita – ha proseguito Tanasini -. Ci sono delle radici che non bloccano, che non fermano lo slancio del cuore: sono quelle che legano a Gesù. Mons. Tanasini ha ripreso alcune immagini del Vangelo: la compassione di Gesù per la folla, la misericordia del Padre nella parabola del Figlio prodigo. Quali proposte ci vengono fatte dagli stili di vita di oggi? Nelle Beatitudini troviamo il volto di Cristo che può essere anche il nostro. Volate alto. Penso a San Francesco, a Madre Teresa, ma anche a Carolina, la mamma del giovane ucciso a Sovico la cui capacità di perdono mi ha commosso.(Sir)