Vita Chiesa
Dal Sudafrica a Firenze, la nuova missione di Giuliana
di Riccardo Bigi
«Avevamo altri piani, ma Dio ha scelto così». Giuliana Masini (nella foto con due giovani sudafricani) è la nuova responsabile della Comunità di Gesù, l’associazione laicale di vita consacrata che nello scorso ottobre ha compiuto 44 anni. Dopo 25 anni in Sudafrica, Giuliana è rientrata a Firenze per prendere il posto di Cecilia Giannini, la responsabile della Comunità scomparsa lo scorso 4 agosto. «È stata una cosa improvvisa – racconta Giuliana – che ci ha portato a ripensare molte cose. In Sudafrica abbiamo tante attività e tanti progetti, che non pensavo di dover lasciare: invece adesso sono qui e mi dovrò occupare di altro».
La missione di Oukasie, in diocesi di Pretoria, comunque non sarà chiusa: qui infatti continua ad operare Maetsane, anche lei laica consacrata della Comunità di Gesù. Quando nel 1986 Giuliana partì per il Sudafrica, infatti, lo fece in risposta a una richiesta che era arrivata da parte di padre Angelo Dusi, Superiore dei padri Stimmatini in Sudafrica: avendo letto un articolo su questa Comunità fiorentina, aveva pensato di chiedere una collaborazione nell’opera di catechesi e di evangelizzazione, nella quale venne coinvolta anche una giovane sudafricana che poco dopo decideva di entrare nella Comunità.
In questi 25 anni, Giuliana e Maetsane (alle quali si sono aggiunte per periodi più brevi anche Paola e Anna) hanno curato la formazione degli adulti, la pastorale familiare. Oltre ovviamente a tante attività di promozione umana: la distribuzione di pacchi viveri per le famiglie, adozioni a distanza, assistenza agli orfani. Alle tante situazioni di povertà infatti si aggiunge la piaga dell’Aids, che in questa zona del mondo raggiunge cifre veramente drammatiche e vede coinvolti tanti bambini.
Venticinque anni impegnativi e difficili, ma anche belli: «È stato emozionante – racconta Giuliana – seguire il processo che ha portato alla fine dell’Apartheid, alle prime elezioni libere e alla nascita della democrazia. Un processo pacifico, sul quale ha avuto un ruolo determinante la grande figura di Nelson Mandela. Ho visto la separazione, la discriminazione: per venti anni ho vissuto in una location dove ero l’unica bianca. Adesso però la situazione è cambiata: restano tanti problemi ma c’è pace, libertà, convivenza tra culture e religioni». Il Sudafrica è un mondo in miniatura dove si trovano allo stesso tempo grandi ricchezze e grandi povertà, democrazia e corruzione, modernità e arretratezza. Anche qui, prosegue Giuliana, valgono le parole che il Papa ha rivolto a tutta l’Africa nel suo viaggio in Benin: «questo continente rappresenta una riserva di vita e di spiritualità, da cui possiamo imparare tanti valori che abbiamo perduto».
Il ritorno a Firenze, dunque, vede un bel bagaglio di cose da portarsi dietro: «Ho vissuto l’esperienza di una Chiesa piena di vitalità e di entusiasmo, in cui ai laici viene data libertà e responsabilità. Ho sperimentato la grande capacità di condividere le gioie e le sofferenze, di aiutarsi a vicenda».
Come è stato invece l’impatto con la realtà fiorentina, 25 anni dopo? «Là ero più abituata ad attività pratiche, c’era da rispondere alle richieste e ai bisogni quotidiani della gente, che sono davvero tanti. Non che i bisogni materiali manchino anche qua. Ma forse è più forte il bisogno di senso, di verità. Mi sembra che qui la gente sia più lontana da Dio: c’è da riaccendere la speranza. In Africa è più facile, per certi versi, annunciare il Vangelo, qui è tutto più complesso, non è facile capire quali siano le attese nel cuore delle persone».
E per la Comunità di Gesù, quale sarà il futuro? «La nostra Comunità continuerà a dare la sua testimonianza a servizio della Diocesi. In questi 44 anni abbiamo operato in vari settori della pastorale: la collaborazione con il Centro missionario, con la commissione per l’ecumenismo, l’animazione di gruppi biblici… Uno degli ambiti di maggiore impegno è la famiglia, con i percorsi rivolti alle coppie di sposi. In questa nuova fase – conclude Giuliana – dobbiamo capire cosa il Signore ci chiede. Speriamo che ci indichi la strada su cui proseguire il nostro cammino, nella forma attuale oppure cambiando alcune cose. Perché può capitare che Dio cambi i piani degli uomini e bisogna essere pronti a consegnarsi alla Sua volontà».