Vita Chiesa
Crescono le povertà, cresce la Caritas
di Luca Primavera
Un grande palazzo vincitore di premi internazionali di architettura fatto di scintillante acciaio e marmo nero degli Urali. Di fronte, a poche decine di metri, due edifici anni ’50, di un giallo un po’sbiadito, anonimi parallelepipedi di cemento armato. Sono il nuovo palazzo di giustizia e la sede della Caritas diocesana. Rappresentano bene due facce della stessa medaglia: quella della città di Arezzo, che come altre ricche realtà toscane, vede crescere a fianco del benessere, un tessuto sociale sempre più logorato e sfilacciato.
Fino a un anno fa, una delle due palazzine era in stato di semiabbandono mentre l’altra, dove erano collocati gli uffici e i servizi della Caritas, si dimostrava sempre più inadeguata sia per garantire dignità a coloro che vi si recavano per chiedere aiuto, sia per gli operatori della Caritas, costretti a lavorare in ambienti angusti e non funzionali. La diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro ha avviato così la ristrutturazione di uno dei due stabili, con lo scopo di riqualificare i principali servizi a favore dei poveri, ma anche di far diventare questa sede come il «pensatoio» e il coordinamento delle tante iniziative caritative presenti in Diocesi.
I finanziamenti provenienti dall’8×1000 hanno permesso di potenziare tutti i servizi della Caritas diocesana e avviarne di nuovi. «Stava diventando sempre più difficile riuscire a operare serenamente ed efficacemente – ci spiega il direttore della Caritas diocesana don Giuliano Francioli -. Le richieste di aiuto aumentano da anni e il nostro impegno è cresciuto di pari passo».
L’intervento ha dato la possibilità di rinnovare l’arredamento e la strumentazione tecnica e migliorare gli ambienti, ora molto più accoglienti e funzionali. «Prima non era presente né un front office, né una sala d’attesa – ci spiega Lucia, operatrice Caritas – e le persone con problemi e richieste molto differenti le une dalle altre, si vedevano costrette ad aspettare nel piccolo ingresso o, indipendentemente dalle condizioni climatiche, fuori dal portone». A volte questo ha determinato situazioni di confusione o tensione. Adesso, oltre a una sala di attesa con uno spazio giochi per i bambini, esiste un front office che fa una prima «scrematura», orienta le persone verso la soluzione migliore per le loro necessità, magari indirizzando verso un ente pubblico o una realtà del terzo settore, effettua prenotazioni e garantisce maggiore riservatezza. «La gente non ha piacere di far sapere a tutti la propria storia – spiega Gabriele, impegnato nel Centro di ascolto e nelle mense -. Sia che si stiano vivendo problemi di droga, o alcol, necessità economiche, problemi di salute, dipendenza da gioco d’azzardo, o altro. Adesso le persone possono essere trattate con più dignità, viene rispettata la loro privacy, e noi operatori possiamo lavorare con più serenità ed efficacia». Il Centro di ascolto adesso ha tre salette dedicate, e sono stati potenziati gli interventi di sostegno al reddito, la fornitura di latte in polvere e pannolini, i buoni spesa, il «prestito della speranza» e tutti gli altri servizi.
Al piano terra ha preso il via un nuovo servizio altrimenti non presente in città e quasi unico anche in tutta la provincia. «Tutte le mattine – spiega Francesco, operatore della Caritas – diamo la possibilità a chi ne ha bisogno di farsi la doccia. Noi forniamo asciugamani e sapone e, in via del tutto eccezionale, possiamo dare anche un cambio di biancheria. Inutile spiegarvi l’utilità di questo servizio con il caldo di questi giorni!». Oltre alla doccia è stato attivato un servizio di lavanderia solidale e il vecchio e piccolo deposito è stato sostituito da un grande e organizzato magazzino dove gli alimenti sono conservati in condizioni migliori. Questo nuovo spazio garantisce maggiore qualità ed efficienza alle mense e al servizio «freschi» che quotidianamente raccoglie e redistribuisce quintali di alimenti che la grande distribuzione butterebbe via, alle mense e ad altre strutture caritative.
All’ultimo piano ha preso il via anche la nuova casa di accoglienza «Santa Luisa». Si tratta di appartamenti dove famiglie anche con figli minori che si trovano ad affrontare periodi di difficoltà possono vivere, «rimettersi in carreggiata» e poter tornare ad essere autonomi. «La cosa più difficile forse, è dimenticarsi il sorriso dei bimbi – racconta Lucia, operatrice Caritas -, i loro giochi, o magari la passione messa nel saggio finale del corso di danza che abbiamo deciso insieme di intraprendere. La cosa più importante del servizio non sono le stanze o la cucina che mettiamo a disposizione, ma il percorso che cerchiamo di affrontare insieme verso l’emancipazione di queste famiglie, sviluppare interessi, comunicare la speranza e la fiducia nell’andare avanti. A un anno dall’avvio del servizio devo dire che abbiamo avuto solo dei successi».
A fianco di questi nuovi servizi c’è adesso anche una cappellina dedicata alla Madonna del Conforto, molto venerata in città, ed è stata allestita un’ampia sala al servizio di altre realtà del terzo settore come per esempio l’Acat, il club degli alcolisti in trattamento, con il quale è nata una forte collaborazione. «Questa apertura alla società civile e questo nuovo slancio nel nostro operare – conclude don Giuliano – testimonia il desiderio di portare la cultura della carità al centro della vita della Chiesa locale e al centro delle dinamiche decisionali delle istituzioni locali, superando i concetti di elemosina e cercando di risollevare e far ripartire le persone».