Toscana

Consiglio regionale: riduzione numero consiglieri e abolizione vitalizio è legge

La riduzione del numero dei consiglieri regionali e degli assessori, adesso, è a tutti gli effetti legge della Toscana. La relativa proposta di legge statutaria è stata infatti approvata all’unanimità, in seconda deliberazione, questo pomeriggio dall’Assemblea regionale. Essa prevede anche l’abolizione del vitalizio. Il medesimo progetto di legge aveva avuto il via libera dell’Aula consiliare, in prima lettura, lo scorso 24 ottobre. Secondo lo Statuto regionale, tuttavia, esso necessitava di un’ulteriore approvazione. Oggi pertanto si è svolta la seconda lettura.

A ricordare che la legge approvata impone la riduzione del numero dei consiglieri, a partire dalla prossima legislatura, a quaranta oltre il presidente della Giunta è stato il presidente della commissione Affari istituzionali, Marco Manneschi, che ha ricordato anche come, alcune settimane fa, la proposta di legge statutaria aveva avuto l’unanimità in commissione. La riduzione interesserà anche l’Ufficio di presidenza, che dalla prossima legislatura sarà composto da soli cinque membri rispetto ai sette attuali, vale a dire dal presidente, da due vicepresidenti e da due segretari. Ad affiancare il presidente della Giunta regionale, invece, saranno al massimo otto assessori.

Inoltre, sempre dalla prossima legislatura, verrà abolito il vitalizio dei consiglieri regionali e un’apposita legge disciplinerà nel dettaglio, su base contributiva, le forme di trattamento di cui beneficeranno i consiglieri regionali cessati dal mandato.

Unica voce discordante nell’assemblea regionale quella di Roberto Benedetti (Pdl). «Sia in prima che in seconda lettura – ha detto il consigliere – non ho potuto partecipare al voto per la modifica statutaria che riduceva il numero dei consiglieri regionali, poiché stavo presiedendo i lavori d’aula. Se lo avessi fatto, sarei stato l’unico a votare contro. Per molti motivi». Secondo Benedetti, in Toscana 40 Consiglieri regionali «non permettono una rappresentanza adeguata e sono sbilanciati rispetto alla forza e ai poteri dell’esecutivo, ovvero della giunta regionale». «E’ bene ribadire che i costi della politica sono altrove: nelle cattive politiche, negli enti inutili, nei sussidi e nei contributi ad organizzazioni e manifestazioni che non hanno nessuna rilevanza se non il ritorno elettorale in termini di consenso per chi li elargisce. I costi della democrazia e delle sue istituzioni – ha concluso il consigliere regionale – sono quindi un’altra cosa, di sicuro non uno spreco»